È il caso Peugeot, inteso come gruppo Psa che include anche Citroën, ad animare l'inizio d'anno. La crisi che attanaglierà anche nel 2013 il mercato europeo dell'auto, focalizzata soprattutto sui costruttori generalisti, ha portato la situazione in cui si dibatte Psa all'attenzione del governo. E la «mina»automobilistica sta già creando non pochi imbarazzi, visto che il premier Jean-Marc Ayrault ha dovuto smentire il ministro del Bilancio, Jerome Cahuzac, il quale si era dichiarato possibilista su un ingresso dello Stato nel capitale del gruppo («questa impresa non deve sparire, quindi bisognerà fare quel che andrà fatto»). «Un investimento del genere da parte dello Stato non è in agenda», la replica piccata dal ministero dell'Economia guidato da Pierre Moscovici.
Lo stesso dicastero ha ricordato come, al momento, le priorità per Psa Peugeot Citroën siano quelle di «portare avanti il piano di riassetto, rafforzare l'alleanza con Gm e continuare il proprio sviluppo».
Le indiscrezioni si sono scatenate dopo che Psa, oggi primo costruttore in Francia e secondo in Europa, ha annunciato una svalutazione da 4,1 miliardi dei suoi asset nel segmento auto, e un conseguente scivolone nel profondo rosso dei suoi risultati per l'esercizio appena concluso. Tale iniziativa, precisa però il gruppo, non comporterà alcun impatto su liquidità, assorbimento di cassa e solvibilità. Tanto che il numero uno, Philippe Varin, che la stampa d'Oltralpe dà in bilico, ha confermato l'obiettivo di indebitamento netto di circa 3 miliardi. Le attese per i conti 2012, che saranno annunciati mercoledì, convergono su una perdita di 1,52 miliardi. E se Parigi nega di voler entrare, attraverso il proprio fondo d'investimento, nel capitale della casa automobilistica che fa capo alla famiglia Peugeot, è pur vero che l'Antitrust Ue deve pronunciarsi sui 7 miliardi di prestiti a Psa garantiti dallo Stato, se cioè sono da considerare come aiuti alla ristrutturazione.
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