Pirelli, meno debiti e più investimenti

Pirelli, meno debiti e più investimenti

nostro inviato a Londra

Il nuovo piano industriale che delinea le strategie di sviluppo e gli obiettivi di Pirelli da qui al 2017 riveste un significato particolare. Rappresenta il testimone che, tra quattro anni, Marco Tronchetti Provera ha ieri confermato di voler passere al suo successore. Una sfida che il presidente e «ceo» del gruppo è determinato a vincere, con la consapevolezza che la battaglia sarà dura, soprattutto nelle aree (Europa e Russia) da rilanciare e in quelle dove la crescita ha segnato un rallentamento (Brasile). «Quattro anni sono molti - ha commentato Tronchetti a Londra, dove è stato presentato il piano - e spero di lavorare bene. Poi offrirò il mio contributo legato a 30 anni di presenza in Pirelli e a 20 nel ruolo di ceo».
Al centro delle nuove linee guida della Bicocca, illustrate insieme con la prima linea dei manager, resta lo pneumatico premium, segmento sempre più nel Dna del gruppo e in grado di garantire redditività. Tra gli obiettivi del piano (cuore e testa rimangono in Europa, «e sull'Italia abbiamo fiducia») ci sono l'aumento della profittabilità, con un margine ebit maggiore del 15% nel 2017 dal 13% circa del 2013, e un ritorno sull'investimento al 28% dal 20% di oggi. I ricavi stimati al 2016 sono pari a 7,5 miliardi. Pirelli, inoltre, realizzerà investimenti per 1,6 miliardi, continuando a spingere sull'alto di gamma: oltre il 60% delle risorse riguarderà Europa e America Latina. L'incidenza del premium sui volumi crescerà dal 38% stimato nel 2013 al 44% nel 2016, con un contributo ai ricavi visto in aumento, dal 56% del 2013 al 60% del 2016, e un margine ebit (prima delle ristrutturazioni ed esclusa la Russia) pari a circa il 16%, dal 14% di quest'anno.
Il mercato ha apprezzato il piano e i suoi obiettivi, considerando l'aspetto strategico predominante rispetto alle difficoltà incontrate quest'anno e premiando il titolo con un rialzo del 5,3%.
Dal piano si attende anche una generazione di cassa lorda pari a 3 miliardi e una posizione finanziaria netta che, da -1,4 miliardi a fine 2013, dovrebbe ridursi a 500 milioni, con un rapporto debito netto/ebitda in miglioramento da 1,2 a 0,3 a programma ultimato. A beneficio degli azionisti, lungo la durata del piano è prevista la distribuzione di cedole per oltre 700 milioni. L'intera partita delle attività industriali è stata affidata a Gregorio Borgo, 49 anni, di cui 22 trascorsi in Pirelli. Ad attenderlo è il riscatto del gruppo in Russia dove, a causa della congiuntura negativa, per Pirelli i risultati sono stati deludenti. La scommessa, ora, è di raggiungere ricavi per 280 milioni nel 2014 e di 370 milioni due anni dopo, insieme a un ebit a doppia cifra. Ma è dall'area Asia-Pacifico che la Bicocca si attende importanti soddisfazioni. Fiducia anche nel comparto gomme per moto, il cui avanzamento è stimato a un tasso medio del 6,3% annuo.
Tronchetti, sciolto il patto di sindacato («ora il peso degli investitori istituzionali esteri è del 36%, mentre il flottante si è attestato al 73,8%»), non sembra essere preoccupato dall'ipotesi che Pirelli venga scalata: «Facciamo quello che il mercato vuole - afferma -: c'è un piano portato avanti da un team capace e in grado di dare risultati. Siamo qui per creare valore». La strategia del gruppo ha messo in conto, comunque, dismissioni per 150 milioni rispetto a un valore complessivo di oltre 400 (solo il 13% di Prelios vale 190 milioni di euro).

Gli asset, oltre a Prelios, sono Eurostazioni (32,7%), Mediobanca (3,7%), Alitalia (1,8%) e Rcs (5,4%). Per quest'ultimo, «nulla è previsto nel breve», ha spiegato Tronchetti. Sulla cessione delle attività Steel cord (la cordicella metallica usata per produrre le gomme), infine, «non c'è niente di deciso».

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