La polizza no, meglio il Gratta&Vinci

Gli italiani non si assicurano contro infortuni e morte: preferiscono l'azzardo

La polizza no, meglio il Gratta&Vinci

Gli italiani spendono più in gratta e vinci che in assicurazioni. Lo sostiene la ricerca condotta da ElipsLife e Prometeia secondo cui nel nostro Paese sussiste un livello di sottoassicurazione in caso di morte o invalidità permanente (che rientrano nei cosiddetti rischi biometrici) pari all'82% del fabbisogno prevedibile per il nostro mercato. E così, mentre dal 1990 ad oggi la spesa complessiva dei giochi in Italia è decuplicata passando da 10 a 102 miliardi (i dati sono quelli dell'Ufficio parlamentare di Bilancio), la raccolta contro il rischio biometrico, secondo le elaborazioni dello studio su dati Ania e Ivass, si attesta a soli 4,8 miliardi (di cui il 55% deriva da polizze collettive). «La spesa pro capite per i giochi d'azzardo arriva fino ai 1.700 euro all'anno, pari all'8% del reddito netto disponibile» riporta lo studio per poi sottolineare come a un lavoratore 40enne basterebbero 300 euro di premio annuo attraverso una polizza collettiva per prevedere nei confronti dei beneficiari un indennizzo fino a 300mila euro in caso di morte prematura.

Dallo scenario tracciato dallo studio emerge in particolare che il 97% dei 23 milioni circa di lavoratori in Italia non è coperto da polizze collettive adeguate neppure per il rischio decesso. Ancora meno attenzione verso il rischio di infortuni, invalidità permanente e perdita di autosufficienza.

Per i big assicurativi che operano in Italia nel ramo vita, a iniziare da Generali, Intesa Sanpaolo, UnipolSai, Poste, ma anche Axa, Zurich e Allianz, si tratta di un potenziale mercato da 8.200 miliardi ancora da conquistare calcolato su un fabbisogno di 10mila miliardi solo parzialmente coperto finora dagli interventi pubblici (Inps, Inail, Casse di Previdenza) e privati.

Il verificarsi di un grave infortunio o di una malattia invalidante durante il percorso lavorativo di una persona, risulta comunque sempre più probabile che una vincita al lotto. E gli effetti, se il rischio non è stato coperto in modo adeguato, risultano devastanti nel lungo periodo per chi rimane e, in ultimo, anche per la collettività chiamata a sostenere previdenza, sanità e assistenza sociale attraverso il pagamento di imposte indirette.

In questo scenario, lo studio rivolge un appello al legislatore «perché incentivi, anche dal punto di vista fiscale, l'adozione delle polizze in particolare tra i lavoratori più giovani e più a basso reddito», quelli che non hanno accesso ad alcuna forma di contrattazione collettiva previdenziale.

Ma, ancora prima, la sfida è quella di raggiungere gli interlocutori finali, quei 23 milioni di lavoratori italiani che, a quanto pare, ripongono speranze di uno stile di vita migliore e di assicurarsi le risorse necessarie col Gratta e Vinci e la Lotteria Italia.

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