Pronta la cura da cavallo per il Monte

Verso un aumento da 5 miliardi per chiudere col passato e accelerare sulle nozze

Camilla Conti

La più grossa cartolarizzazione mai fatta in Europa con il sostegno del fondo Atlante. Cui seguirà un maxi aumento di capitale - da 5 miliardi, le ultime voci circolate ieri - e poi la fusione, invocata da Francoforte, con un partner italiano o straniero che potrebbe entrare anche attraverso la ricapitalizzazione.

Sarebbe questo il piano inviato ieri dal Monte dei Paschi alla Bce in vista del cda di venerdì che dovrà approvare la semestrale e che forse avrà già sul tavolo la risposta dell'Eurotower (dove oggi si riunisce il consiglio di sorveglianza della banca centrale). Il tutto, alla vigilia dei risultati degli stress test, diffusi proprio nella serata di dopodomani. Resta da capire se ci sarà bisogno di una garanzia pubblica per l'eventuale inoptato o se invece la soluzione sarà interamente di mercato come si augura il governo Renzi. Pubblico è di certo uno dei soci del Monte, ovvero il Tesoro, che oggi possiede il 4% di Rocca Salimbeni.

La taglia della ricapitalizzazione, al netto dell'importo esatto, sarebbe maggiore di quanto potrebbe rendersi necessario per colmare l'eventuale gap di capitale dopo la cessione dei crediti deteriorati (inizialmente si era parlato di circa 3 miliardi). L'obiettivo è quello di tracciare una linea netta con il passato, non di mettere solo «una pezza» di emergenza, e dare certezze ai potenziali investitori alzando anche le coperture degli incagli. Oltrechè farsi trovare pronti se la Bce dovesse chiedere una revisione dei modelli interni una volta appurata la perdita legata alla cessione delle sofferenze. La cifra ufficiale si saprà solo dopo l'analisi dei risultati degli esami di venerdì che non saranno «una semplice questione di promossi o bocciati» e «non porteranno automaticamente alla richiesta di più capitale», ha ricordato ieri Korbinian Ibel, dirigente della Bce.

Chi ci metterà i soldi, si chiedono però nelle sale operative? «Sarà un'operazione per cuori forti», commenta una fonte finanziaria ricordando che «i soldi veri si fanno nei momenti di crisi e nelle guerre». Anche perché, una volta ripulita dalle sofferenze e rafforzata nel capitale, «la banca senese può garantire rendimenti interessanti visto che opera su aree strategiche per il business bancario». Oggi il Monte ha 296 sportelli in Lombardia pari al 13,9% della rete totale e questa regione contribuisce per il 22,3% al prodotto interno lordo. Sommando i 184 sportelli del Lazio, i 279 del Veneto, i 149 dell'Emilia Romagna, i 46 del Piemonte e i 430 della Toscana si arriva a un 64,8% della rete del gruppo concentrata nelle sei regioni che producono il 66,2% del Pil del Paese.

Allo smaltimento di circa 27 miliardi di sofferenze lorde lavora intanto il fondo Atlante che dopo avere ottenuto il via libera delle casse previdenziali a mettere sul piatto un «obolo» di 500 milioni, ha bussato alla porta di soggetti finanziari stranieri che non avevano partecipato al primo round di sottoscrizioni (quello da 4,3 miliardi servito in parte per salvare le due popolari venete «costate» 2,5 miliardi) come la filiale italiana di Hsbc.

Intesa Sanpaolo e Unicredit dovrebbero immettere i restanti 300 milioni garantiti al momento del varo di Atlante mentre si parla anche di un nuovo coinvolgimento di Unipol, Banca Mediolanum e Generali, oltre che ancora della Cdp e di Sga (la società che ha gestito le sofferenze del Banco di Napoli).

Nel frattempo, ieri il titolo Mps è tornato sulle montagne russe in Borsa: dopo avere aperto in forte calo, a metà mattinata è passato in positivo per poi archiviare la seduta con un -1,23% a 0,28 euro.

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