Pronto il piano di Ntv per salvare Italo

Il progetto industriale, atteso dalle banche, verrà presentato nel cda del 24 settembre e il giorno dopo ai sindacati

Il piano industriale di Ntv, imperniato su manovre per il risanamento della società, sarà presentato al cda mercoledì 24 settembre e, dopo l'approvazione, passerà al confronto con i sindacati il giorno dopo. Il piano era stato annunciato «entro l'anno»; che veda la luce a breve, è un segno di urgenza. Esso costituirà la base per le discussioni con banche e dipendenti; nei giorni scorsi Gaetano Micchchè (direttore generale di Intesa, l'istituto più esposto, con crediti per quasi 600 milioni) aveva sottolineato l'«attesa» del documento da parte di azionisti e creditori: in esso saranno contenute prospettive e condizioni per poter scongiurare il fallimento.

I sindacati si sono incontrati ieri con il management (ma senza l'ad Antonello Perricone) per una riunione convocata già a luglio, ma diventata particolarmente attuale, che ha dato modo ai sindacati di sollecitare comunicazioni sullo stato dell'azienda e, soprattutto, sulle linee di intervento. Claudio Tarlazzi, segretario generale della Uil trasporti, non nasconde «vivissima preoccupazione», anche perché serpeggia il rischio di un taglio di 300 posti. Oggi le misure di solidarietà riguardano tutti i mille dipendenti, con un'incidenza pari all'8%, e cioè pari a 80 persone a tempo pieno.

La società nel 2012 ha registrato un fatturato di 103 milioni, con 77 di perdite, numeri passati nel 2013 a 239 milioni di ricavi e a 77 di perdite. Il debito, riportato in bilancio, è importante: 666 milioni verso le banche (204 diretti e 462 del leasing dei 25 treni Alstom Agv, di cui Ntv è stato il primo utilizzatore) più altri 121 milioni verso i fornitori. L'istituto più esposto è Intesa, seguono Mps, Banco Popolare e Bnl. I 6,2 milioni di passeggeri dell'ultimo esercizio, combinati con le tariffe, sono insufficienti a portare i conti in attivo.

Il braccio di ferro con la politica è aperto: se da un lato lo scorso anno un provvedimento del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha permesso un risparmio di 15 milioni sull'affitto dei binari da Rfi (società del gruppo FS), un provvedimento del ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, tagliando vecchie agevolazioni sull'energia, peserà su Ntv con 20 milioni di maggiori costi.

Il primo tavolo aperto (incarico a Lazard) riguarda la ristrutturazione del debito verso le banche. Si parla di uno sconto accompagnato da una trasformazione di crediti in capitale, replicando un modello già messo in atto con Alitalia e con Sorgenia, dove gli istituti di credito hanno esercitato una sorta di «supplenza» nei confronti degli imprenditori, ove questi non vogliono rischiare altro denaro. Si parla di un aumento di capitale di Ntv da 100 milioni. Ma solo dopo l'ok si capirà quale rimescolamento provocherà nell'azionariato.

Alberto Bombassei, socio al 5%, ha già messo le mani avanti; se Luca di Montezemolo incasserà dal gruppo Fiat la buonuscita stratosferica di cui si favoleggia, potrebbe - lui sì - versare la propria quota e molto di più; Sncf, le ferrovie francesi, (20%) appaiono in una situazione piuttosto distaccata, non molto differente da quella nella quale Air France si è trovata in Alitalia. Intesa (20%)- gestione Messina - e le Generali (15%) - gestione Greco - hanno detto esplicitamente che le partecipazioni non strategiche (e Ntv non lo è) saranno dismesse.

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