Comincia la caccia alle deleghe di voto in vista dell'assemblea Tim in agenda il 24 aprile, dove si fronteggeranno il primo socio Vivendi (23,9%) e lo «sfidante» Elliott. La partita è aperta: all'assemblea di un anno fa, tenutasi il 4 maggio, i francesi erano usciti vincitori (49,3% dei voti presenti) anche se di poco, rispetto alla lista di Assogestioni (49%), inserendo così in cda tutti i 10 consiglieri in lista.
Ma in quell'occasione non c'era un azionista «attivista» come Elliott che, stando a quanto si attende nelle sale operative, potrebbe tornare presto alla carica con una seconda «lettera manifesto», molto più dettagliata della prima, sui supposti conflitti di interesse della gestione targata Vivendi. Forse già oggi, inoltre, il fondo di Paul Singer, che ha anche costruito l'apposito sito web «Trasforming Tim», potrebbe comunicare altri dettagli del proprio piano di rilancio. Che prevede lo scorporo e una successiva quotazione della rete e il cambio dei consiglieri in capo a Vivendi. La lista dei candidati avanzata da Elliott comprende anche Fulvio Conti, Luigi Gubitosi e Rocco Sabelli, manager che hanno forti legami con le istituzioni italiane.
La palla passa quindi ai proxy advisor: Georgeson per Elliott e a Sodali per Vivendi, che sono a caccia delle dichiarazioni di voto degli azionisti. Ma gli occhi del mercato sono puntati anche sui «report» che quasi certamente stileranno advisor indipendenti come Glass Lewiss e Iss, per fare un confronto compiuto tra la gestione Vivendi e il piano di Singer. Entro domani invece Elliott, che finora ha dichiarato di possedere (derivati compresi) più del 5% di Telecom, dovrà comunicare a Consob la sua esatta partecipazione, che potrebbe anche avvicinarsi al 10%.
Sale l'attesa quindi per il cda straordinario di Tim di giovedì che servirà per integrare l'ordine del giorno dell'assemblea, come chiesto da Elliott. Sul tavolo del board c'è anche il passo indietro del vicepresidente Giuseppe Recchi, che dovrebbe lasciare le deleghe su Sparkle e sulla sicurezza. Un altro problema per Tim, visto che queste deleghe devono essere attribuite a un italiano, anche se la presenza di Franco Bernabè in cda potrebbe offrire una via d'uscita. Se Bernabè subentrasse, perderebbe però il ruolo di «lead indipendent director».
Quanto all'assise, in campo ci sono anche i piccoli azionisti di Asati, i quali in una nota hanno chiarito che «la scelta» tra Vivendi e Elliott «sarà difficile» perché «stando alle informazioni in nostro possesso, nessuno di loro è in grado di assicurare una ripresa solida alla società».
Asati si sofferma sule scelte strategiche sbagliate della gestione Vivendi e sul cambio di 3 ad in 3 anni, ma riconosce anche che l'attuale ad Amos Genish ha avuto il merito di riaprire il dialogo con le istituzioni italiane e di ridare respiro strategico all'azione della società. Che dal 2005 ha perso il 70% del suo valore.
Tim del resto non dà dividendo agli azionisti dal 2012: ieri in Borsa il titolo è sceso dello 0,50%. Telecom ha infine fornito le liste per il rinnovo del cda di Inwit, la società delle torri, che riunirà l'assemblea il 13 aprile prossimo.
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