Rcs, Scott Jovane vuole lo «sconto» dalle banche

Rcs, Scott Jovane vuole lo «sconto» dalle banche

Rcs cerca una mediazione con le banche per ottenere uno sconto sul rifinanziamento del debito e sulle condizioni dell'aumento. L'ad Pietro Scott Jovane ha ufficialmente aperto il tavolo delle trattative che lo vedrà confrontarsi con le controparti bancarie, tra le quali Intesa, Mediobanca e Unicredit.
Due le richieste avanzate. In primo luogo, l'applicazione di uno spread meno elevato alle tre linee di credito da complessivi 575 milioni. Sulla base del contratto il tasso è fissato al 6,3% (con possibilità di scendere al 5,75%) e dunque la linea costerebbe circa 33 milioni. Ma il costo degli oneri di fatto raddoppia considerando la parte «scoperta» del debito complessivo di 902 milioni. Il secondo tema è la restituzione di 200 milioni ai creditori (la vecchia linea era di 800 milioni) attraverso i proventi dell'aumento da 400 milioni. Scott Jovane sta cercando di ottenere una dilazione.
A questi due punti si collega il prezzo dell'aumento: il pesante sconto sul Terp (il 60% circa) penalizzerà gli azionisti. È chiaro che con condizioni meno «vessatorie» (il rating di Rcs però non è investment grade, occorre ricordarlo) si potrebbero emettere nuove azioni a un prezzo più vicino a quello di mercato (ieri 0,642 euro, -3,25%). L'obiettivo di Scott Jovane è riuscire a trovare un accordo prima dell'assemblea del 30 maggio, ma mettere d'accordo tutti (Unicredit in primis) non sarà semplice.
Intanto, le divisioni tra i soci avrebbero provocato un nuovo sommovimento. Il presidente del patto di sindacato, Giampiero Pesenti, starebbe pensando alle dimissioni, secondo Linkiesta.it. Agli altri pattisti, tuttavia, non sono giunte comunicazioni ufficiali, ma un'eventuale defezione di Italmobiliare (7,4%) - che tra l'altro non si è ancora espressa sull'aumento - allargherebbe la fronda della quale fanno parte Della Valle (8,8%) e Benetton (4,7%) fuori dal patto e Merloni (2%) all'interno. In bilico Giuseppe Rotelli (16,5%) che Mister Tod's vorrebbe portare dalla propria parte.
Il «piano B» per Rcs non esiste, per lo meno sulla carta. I rumor ipotizzano un concordato preventivo in bonis che consentirebbe un taglio al debito e una ricapitalizzazione light.

Anche sulla scorta di queste elucubrazioni, alcuni giornalisti e lavoratori di Rcs Periodici (la divisione più colpita dai tagli) intendono presentare un esposto alla magistratura per verificare la solvibilità del gruppo e, in caso contrario, l'avvio di procedure concorsuali. Proprio la questione posta da Della Valle in una lettera al cda.

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