Renzi rilancia la digital tax: "2-3 miliardi di gettito annuo"

Così il governo vuol "punire" le imprese del digitale che investono in Italia

Renzi rilancia la digital tax: "2-3 miliardi di gettito annuo"

"Dopo aver aspettato per due anni una legge europea, dall’1 gennaio 2017 immaginiamo una digital tax che vada a colpire con meccanismi diversi, per far pagare tasse nei luoghi in cui sono fatte transazioni e accordi".

In un momento in cui attrarre capitali dall'estero potrebbe risultare fondamentale per far ripartire l'Italia, Matteo Renzi promette guerra a Google, Netflix e gli altri colossi del web. Una battaglia che il Pd promette da tempo e che impone alle imprese della cosiddetta economia digitale di pagare le imposte nel Paese in cui operano e non solo in quello dove hanno sede fiscale, anche se quest'ultimo è in uno Stato dell'Unione europea. "L’importante è superare il concetto obsoleto della non stabile organizzazione e decidere se far pagare con il modello inglese le imposte dirette o con il modello europeo delle imposte indirette nel quadro europeo di armonizzazione", dice Francesco Boccia, ideatore e promotore da anni di una web tax.

Se la nuova tassa arriverà in porto si prevede un gettito annuo "di 2-3 miliardi", come afferma il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, precisando che "non
si tratta di una nuova tassa, ma di norme che consentano di far pagare a chi opera nel digitale quelle tasse che tutte le imprese italiane che operano in Italia pagano". Il rischio però è che le grandi aziende decidano di non investire più nel nostro Paese.

"È una proposta di Scelta Civica, formalizzata in un disegno di legge alla Camera lo scorso giugno", spiega Enrico Zanetti, secondo cui la nuova norma prevede l’assoggettamento al regime fiscale italiano per i soggetti non residenti che realizzano transazioni digitali con una continuità di sei mesi e una significatività in termini di fatturato pari ad almeno 5 milioni annui. In alternativa viene invece prevista una ritenuta alla fonte sulle transazioni del 25%. Inoltre, prosegue ancora Zanetti, si tratta di una misura che va ad agire "sul reddito.

Non si va a toccare la disciplina Iva in quanto quest’ultima è normata a livello comunitario". "È una misura fondamentale", continua, "Non è possibile che imprese che fanno rilevanti profitti in Italia paghino imposte pressochè inesistenti".

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