La ricca dote delle Generali e il fronte degli italiani

Sale la tensione su Generali che il 21 novembre presenterà a Milano le indicazioni strategiche sul futuro del gruppo

La ricca dote delle Generali e il fronte degli italiani

Sale la tensione su Generali che il 21 novembre presenterà a Milano le indicazioni strategiche sul futuro del gruppo. Ma il vero «d-day» è fissato per il 7 maggio 2019 quando dovrà nominare il nuovo cda del gruppo guidato dall'ad Philppe Donnet.

La sponda di Mediobanca - con il 13% detenuto nella compagnia assicurativa e il sodalizio con gli imprenditori italiani - è sempre riuscita a tenere Generali al di fuori dell'obiettivo di rivali stranieri come Axa e Allianz, e a gennaio 2017, a bloccare sul nascere le avance di Intesa Sanpaolo. Nel capitale del Loene sono infatti presenti Leonardo Del Vecchio (al 3,15%), i Benetton (3,05%) e il gruppo Caltagirone (4,01%).

Una Piazzetta Cuccia contenibile, almeno in teoria, potrebbe offrire un varco d'accesso al Leone molto più economico rispetto a un eventuale tentativo di ingresso dalla porta principale. Mediobanca capitalizza 8,1 miliardi e la sua partecipazione in Generali (che in Borsa capitalizza 24 miliardi) vale, da sola, 3,1 miliardi. Senza più un patto di sindacato in Mediobanca, o comunque con «un patto light» lontano dalla quota di blocco (il 33% del capitale), non è escluso che qualcuno possa tornare alla carica. Il Leone d'altro canto porta in dote una posizione importante sul debito italiano (con una sessantina di miliardi di Btp) oltre a un ingente patrimonio immobiliare (26 miliardi circa) oltre a conti in crescita e una solida posizione di capitale.

La partita in gioco arriva quindi nel cuore della finanza italiana. Anche per questo, al meno per ora, potrebbe essere complesso per Alberto Nagel numero uno di Mediobanca cedere, come previsto e più volte ribadito, il 3% di Generali entro giugno 2019.

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