Sofia FraschiniSarà un poker di società europee a contendersi il miliardario contratto russo per la costruzione del North Stream 2, il gasdotto con cui la Russia trasporterà il gas direttamente in Germania «bypassando» l'Ucraina. E c'è la Saipem, che dovrà vedersela con la francese Technip, la svizzera Alleseas e l'olandese Royal IHC. A rivelare i nomi dei quattro finalisti è stato ieri il quotidiano russo Kommersant, che parla di un contratto di oltre 4 miliardi di dollari e indica in Saipem «il candidato più probabile», in quanto ha già costruito la prima tratta del North Stream e ha partecipato al Blue Stream (il gruppo era anche nell'affare South Stream prima che saltasse). Notizia poi confermata nel corso della giornata anche da Alexei Miller, l'ad del colosso dell'energia russo Gazprom che ha ricordato l'importanza, per le esigenze europee, di un infrastruttura dalla capacità totale di oltre 110 miliardi di metri cubi di gas al 2019 con 4 linee di trasporto (quindi comprese le 2 già esistenti). Ma se Saipem ha dalla sua la competenza tecnica, la strada verso Mosca non è del tutto in discesa.«Il Nord Stream deve essere ancora approvato dall'Unione europea e non è ancora chiaro se il progetto andrà avanti in modo tempestivo», avvertono gli analisti di Mediobanca dopo le osservazioni avanzate nei giorni scorsi anche da Equita. Sul tavolo ci sono diversi fattori da sciogliere tra cui il delicato rapporto politico tra Kiev-Mosca e Bruxelles. E il rapporto tra Eni e Saipem, con la prima, ancora azionista al 30% che, nei giorni scorsi, si è chiamata fuori da un possibile coinvolgimento (come azionista) nel progetto russo. Al momento il mercato resta freddo, e in attesa di novità, che potrebbero concretizzarsi entro gennaio, il titolo ha chiuso la seduta in calo del 1,12% a 7 euro. In realtà, se andasse in porto, l'operazione russa potrebbe fornire una spinta al backlog (portafoglio ordini) della società data la rilevante dimensione del contratto: alla fine del terzo trimestre dello scorso anno i lavori appaltati al gruppo si attestavano a 18 miliardi di euro. Tuttavia, restano ancora elevate le preoccupazioni intorno alla copertura dei ricavi di Saipem da generare con nuovi contratti. La oil services paga, come i suoi competitor, il crollo del prezzo del petrolio che ha innescato, a catena, un generalizzato taglio di investimenti (e quindi di commesse) nel settore.
Anche ieri, i corsi dell'oro nero, dopo un inizio di seduta in rialzo, hanno subìto una nuova discesa: dopo essere sceso ieri sotto i 30 dollari per la prima volta dal 2003, il Wti è rimasto in area 30 dollari (+0,13%), mentre il Brent è arretrato dell'1,97% a 30,34 dollari al barile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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