Oltre tre ore di bilaterale tra Meloni e Macron per una tregua necessaria. Sostegno sull'Ucraina e impegno per la Difesa Ue

Prima visita ufficiale a Palazzo Chigi del presidente francese da quando Giorgia è premier. Poi la cena. Dazi, "necessario coordinare le nostre posizioni"

Oltre tre ore di bilaterale tra Meloni e Macron per una tregua necessaria. Sostegno sull'Ucraina e impegno per la Difesa Ue
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da Roma

Novencentocinquantacinque. Tanti sono i giorni trascorsi da quando Giorgia Meloni ha giurato al Quirinale come presidente del Consiglio. E tanti sono i giorni che ci sono voluti per vedere sventolare dal balcone sopra l'ingresso principale di Palazzo Chigi la bandiera francese, come da cerimoniale quando il capo del governo ospita un leader straniero. Un numero che più di mille parole o supposizioni racconta quanto il rapporto tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron sia stato in questi anni travagliato, al punto che nonostante la contiguità geografica e la vicinanza storica tra Italia e Francia, è la prima volta che il presidente francese è a Roma per un bilaterale con Meloni. I due precedenti incontri romani - il 22 ottobre 2022 e il 26 settembre 2023 - sono stati infatti del tutto casuali e non preceduti da un confronto delle rispettive diplomazie sui dossier al centro dei colloqui.

Ben diverso, invece, il tête-à-tête di ieri. Con Macron che è stato accolto nel cortile di Palazzo Chigi dalla premier tra lunghe strette di mano, baci e sorrisi e davanti al reparto d'onore della Marina Militare. Poi oltre tre ore di bilaterale a cui è seguita una cena di lavoro allargata alle rispettive delegazioni. Un incontro che sancisce se non un vero e proprio disgelo dopo le tensioni di questi anni, quantomeno una tregua. E che, hanno fatto sapere nei giorni scorsi fonti dell'Eliseo, ha proposto proprio Macron, dando la sua disponibilità a venire a Roma. Un appuntamento che si replicherà relativamente a breve, visto che ieri sera i due si sono lasciati dandosi appuntamento per un prossimo vertice bilaterale da tenersi questa volta in Francia all'inizio del 2026.

I dossier sul tavolo sono stati molti. Su alcuni la convergenza è stata semplice, dalla competitività alla semplificazione normativa, passando per l'energia, il nucleare, la migrazione, l'automotive e il settore siderurgico. Su altri restano distanze di visione e di approccio, su cui però - come vogliono le regole della diplomazia - si è scelto di sorvolare nel comunicato congiunto Italia-Francia che ha fatto seguito al lungo bilaterale. In particolare sulle garanzie di sicurezza per l'Ucraina e sui formati con cui approcciare a livello internazionale il cammino verso la pace. Macron, ha fatto presente lunedì il suo staff ai giornalisti che erano all'Eliseo, resta infatti convinto che la soluzione migliore sia quella della cosiddetta «coalizione dei Volenterosi», un formato che era nato con l'idea di mandare truppe sul territorio ucraino così da garantire un eventuale cessate il fuoco. Le riserve di Meloni sono note. Anzi, sono state la miccia dell'ultimo scontro tra i due, andato in scena alcune settimane fa a Tirana. E in questo senso la premier avrebbe sottolineato proprio la necessità di evitare altre situazioni spiacevoli come la foto in Albania in cui l'esclusione dell'Italia dalla telefonata con Donald Trump era plastica ed è apparsa quasi voluta. Sull'invio di truppe, peraltro, Macron è ben consapevole che non è solo l'Italia a fare resistenza, ma reputa difficilmente percorribile la proposta di Roma di estendere a Kiev le garanzie dell'articolo 5 del Trattato Nato. Nel comunicato congiunto, però, Meloni e Macron ribadiscono «il sostegno incrollabile e senza esitazioni» a Kiev, sottolineano la necessità di «una soluzione equa e duratura» e auspicano «un ambizioso cambiamento di scala nella difesa europea sia in termini di investimenti che di sostegno alla base di difesa industriale e tecnologica europea».

Si è ovviamente parlato anche di dazi e Gaza, due dossier su cui gli approcci sono diversi e che, non a caso, nel comunicato congiunto sono solo accennati. «L'incontro ha offerto l'opportunità di coordinare le proprie posizioni in tema di relazioni transatlantiche», si legge infatti nella nota. Nessun riferimento nel merito, invece, al Medio Oriente.

D'altra parte, Macron è deciso a rilanciare la soluzione «due popoli, due Stati» passando per il riconoscimento della Palestina. E su quest'ultimo punto Meloni resta molto scettica, a meno che l'iniziativa non sia sostenuta anche dagli Usa. In caso contrario, il rischio è che contribuisca a incattivire ancora di più Benjamin Netanyahu.

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