Garlasco, guerra sul Dna. I Poggi: "Adesso prelievi anche a periti e agenti"

La famiglia chiede di estenderli per evitare nuovi errori. Intanto si rincorrono ipotesi e illazioni

Garlasco, guerra sul Dna. I Poggi: "Adesso prelievi anche a periti e agenti"
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Il peccato originale. Tutti alla ricerca del segreto inconfessabile che avrebbe segnato il destino di Chiara Poggi. Che cosa aveva scoperto Chiara? O forse era lei la protagonista di trame che avrebbero innescato reazioni incontrollate nella piccola cerchia di un ambiente soffocante come quello di Garlasco. Ipotesi.

Si procede a tentoni, l'impressione è che si vada avanti a strascico, un po' qua e un po' là, nel tentativo di catturare frammenti di verità che ormai sono lontani diciotto anni. Sullo sfondo c'è la battaglia, attraverso l'incidente probatorio, sulle cosiddette prove scientifiche. Il Dna trovato sotto le unghie di Chiara a chi appartiene? A Sempio o a qualche ignoto? Domanda che ne presuppone una più basica: quel Dna è comparabile? Più di un esperto è scettico. Ma si proverà. Si annuncia una battaglia furibonda fra consulenti. Le impronte di Andrea Sempio, come l'ormai famosa 33 sul muro delle scale che portano alla cantina, contengono sangue? No, rispondevano i rilievi compiuti dai tecnici allora, ma qualche avvocato ipotizza che quel che non si era visto nel passato possa emergere oggi. Però c'è un problema: si dovrebbe grattare qualche frammento di intonaco, che probabilmente non esiste più, per compiere analisi assai dubbie: insomma, questa strada sembra incanalata in un vicolo cieco.

Il genetista Marzio Capra, vicino alla famiglia Poggi, spiega che il papà e la mamma di Chiara stanno valutando se chiedere di estendere i prelievi del Dna ai carabinieri del Ris e ai periti che si sono avvicendati sulla scena del crimine in questi lunghissimi anni. «Questo - spiega Capra - per evitare di trovarci fra qualche anno con un possibile Ignoto 3 o Ignoto 4 che è semplicemente il Dna di un vecchio perito o di un carabiniere del Ris».

Intanto suggestioni di ogni tipo spingono l'inchiesta da una parte e dall'altra, ma si intuisce lo sforzo per decifrare quel segreto che spiegherebbe ciò che è ancora oscuro. Fabrizio Corona pubblica un lunghissimo video e mostra la faccia di un super teste - ormai ne spuntano ad ogni angolo - che parla di una relazione indicibile fra Chiara e il potente zio Ermanno Cappa. Del resto rimbalza la notizia, nota da sempre, che un'amica di Chiara aveva messo a verbale che la fidanzata di Alberto Stasi aveva un secondo cellulare segreto, mai rintracciato. Con chi chiacchierava Chiara? Suggestione per suggestione, si scopre o si riscopre che Chiara aveva cinque numeri dello zio Cappa - peraltro tre dello studio - e questo dato sembra far intendere altro.

Ma si tratta di fili scivolosissimi, al limite in qualche caso della calunnia, offensivi talvolta per la memoria della vittima di questa interminabile storia. E però si osserva con crescente disagio che anche il fratello di Chiara, Marco Poggi, è ormai lambito dai sospetti perché in qualche modo avrebbe, non si capisce bene come, coperto l'amico Sempio, non sempre limpidissimo sulle sue frequentazioni di casa Poggi e sulle sue amicizie. Compaiono nuovi testi che collocano le Cappa con Sempio nello scenario della Bozzola, il santuario degli scandali e il fondale di qualunque movente maligno. Peraltro vengono fuori altri dettagli che sgonfiano presunti misteri: Chiara cercò sul computer immagini di Garlasco, fra queste uscì la Bozzola. Non altro. Non era una ricerca mirata. Da qui si può ricavare qualche pista? Francamente, si tratta di briciole.

Ci sarebbero contraddizioni e versioni non collimanti nei racconti dei conoscenti più stretti di Marco Poggi. Si aspetta l'asso sul tavolo dell'inchiesta. E c'è chi profetizza un'imminente accelerazione. Ad oggi però siamo solo nel regno sdrucciolevole dei sospetti.

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