"La politica si indigna ma tace sui medici. Su Facebook mi faccio giustizia da solo"

L'infettivologo Matteo Bassetti tra i più minacciati negli anni del Covid: "Uno Stato evoluto deve difendere chi fa il suo lavoro"

"La politica si indigna ma tace sui medici. Su Facebook mi faccio giustizia da solo"
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Non appartiene né al mondo della politica né a quello della scuola, ma sa bene cosa vuol dire ricevere messaggi di odio, come è capitato alla premier Meloni. Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova, è stato forse l'uomo più insultato e minacciato durante la pandemia per le sue posizioni a favore dei vaccini.

All'epoca le minacce no vax avevano suscitato lo stesso vortice di polemiche?

«È giusto che tutti si siano indignati e abbiano dato solidarietà alla premier Meloni per quanto accaduto rispetto alle minacce alla figlia. L'ho fatto anch'io. Ma, come altri medici, sono 4 anni che riceviamo insulti e minacce sui nostri profili social, ci augurano la morte ogni giorno o affermano di volerci aspettare sotto casa. Nessuno li condanna?».

Politici e medici: due pesi, due misure?

«Il punto è che questo fenomeno è generato anche da una campagna d'odio messa in piedi da alcune forze politiche. Non accorgersene vuol dire che c'è qualcosa che non va nella politica. C'è una Commissione parlamentare che ha messo nel mirino i vaccini. Ci dovrebbe essere una condanna unanime contro chi minaccia i medici: se il politico è minacciato c'è una condanna unanime, mentre degli operatori minacciati non interessa a nessuno».

Ha mai avuto paura?

«Sì, per la mia famiglia. I miei figli andavano a scuola e a giocare a pallone sotto sorveglianza, io avevo la vigilanza attiva rinforzata. Una volta mi hanno imbucato a mano una lettera nella cassetta delle lettere. C'era scritto: 'Sappiamo dove vanno a scuola Dante e Francesco, non ci fermeremo finché non scorrerà sangue'».

Sui social le hanno mai scritto insulti paragonabili a quello ricevuto dalla premier Meloni?

«Mi hanno scritto di tutto: 'Sgozziamo tua moglie', 'Sei un assassino', 'Devi morire' scritto con i 3 al posto della 'e' per bypassare la censura dell'algoritmo».

E lei ha denunciato?

«Io ho preso la foto di chi mi ha insultato e l'ho pubblicata con i post che mi ha rivolto. Morale: questa persona è stata inondata di insulti a sua volta e dopo due ore ha dovuto chiudere il suo profilo. Siccome lo strumento migliore per difendersi è gogna mediatica, io ogni volta che riceverò una minaccia pubblicherò sulle mie pagine social nome e cognome».

Quindi si è fa giustizia da solo?

«I social sono un far west, ci si fa giustizia da soli. È più che mai necessario cambiare le regole e poter identificare chi apre profili e diffonde odio. Detto questo, mi faccio giustizia anche tramite i canali tradizionali. Ho un processo in corso per stalking: hanno fatto girare il mio numero di cellulare su Telegram e ho cominciato a ricevere chiamate di insulti anche nel cuore della notte».

Tra i suoi hater anche lei ha avuto qualche docente?

«Sì. Ho avuto anche avvocati e segretari comunali».

Ora che anche il governo è stato punto, pensa cambierà qualcosa?

«Uno

stato evoluto è in grado di difendere chi fa il suo lavoro. Il mondo della vita reale dove insegnanti, medici, poliziotti, possono essere vituperati senza che nessuno si indigni è anni luce distante da quello della politica».

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