Saipem manca l'obiettivo Perdita da 400 milioni

Saipem manca l'obiettivo Perdita da 400 milioni

Saipem scivola nel quarto trimestre e manca i target 2013, chiudendo l'annus horribilis della sua storia deludendo nuovamente il mercato che puntava a una ripresa nel 2014. A pesare sono stati, in particolare, il rallentamento nell'assegnazione di nuove commesse e la mancata esecuzione di alcuni contratti in portafoglio. Non c'è dunque pace per la controllata dell'Eni che a gennaio e giugno 2013 aveva registrato una doppia svalutazione, facendo crollare il titolo in Borsa da 40 a 16 euro.
Dopo il duplice allarme utili, deciso dall'ad Umberto Vergine (subentrato a fine 2012 a Pietro Tali), ieri Saipem ha archiviato il quarto trimestre con un risultato netto di 70 milioni (-61%) e un ebit di 161 milioni (-49,7%). Quanto al 2013, il mol è finito in rosso per 98 milioni a fronte di una guidance della società a break even; il risultato netto è negativo per 159 milioni, a seguito della riesposizione del bilancio 2012 in linea con le indicazioni Consob, mentre in continuità di esposizione la perdita si attesta a 404 milioni (contro i 300-350 delle stime). I ricavi si attestano a poco più di 12 miliardi, secondo il bilancio pro-forma in continuità, ma salgono a 12,256 miliardi secondo Consob. «I conti 2013- commenta un broker - sono peggiori delle attese per l'ebit, atteso in pareggio. Non vanno meglio le stime sul 2014, più basse rispetto alla parte alta del consensus». Nel nuovo anno, definito dall'ad «come periodo di transizione» la società prevede un ebit compreso fra 600 e 750 milioni e un utile netto fra 280 e 380 milioni su ricavi fra 12,5 e 13,6 miliardi. «Tuttavia, per fine anno, i nostri problemi sui contratti acquisiti prima del 2013 saranno ampiamente risolti» - ha assicurato ieri Vergine. In questo contesto, gli investimenti sono stati fissati a 750 milioni e l'indebitamento finanziario netto a circa 4,2 miliardi, entrambi in calo sul 2013. Ieri intanto, la procura di Milano ha esteso di altri sei mesi l'inchiesta per presunta corruzione su alcuni contratti in Algeria che vede coinvolta Saipem e anche Paolo Scaroni. L'ad dell'Eni domani alzerà il velo sui conti «che in parte - spiega un analista - saranno penalizzati dalla pessima performance di Saipem». Nell'attesa il titolo tiene e ieri ha chiuso in rialzo dell'1,27% a 16,8 euro (male Saipem: -3,44 a 15,98 euro).
Sempre ieri, in un'intervista al quotidiano francese Les Echos, Scaroni ha attaccato duramente la strategia energetica europea e ha puntato il dito sulla suddivisione delle responsabilità senza che ci sia una figura che ne faccia una sintesi. Nell'occhio del ciclone, in particolare, è finita «la ripartizione, per lo meno confusa, delle responsabilità tra gli Stati membri e l'Ue».

Errori che, secondo l'ad, sono stati evidenti sul fronte delle rinnovabili e sul pacchetto 20-20-20 che «ha portato gli Stati membri a interpretare questi obiettivi in modo disastroso. Personalmente - prosegue - vedo due strade da esplorare: vedere se si può vivere in Europa la rivoluzione dello shale gas, o allearsi con i russi».

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