Sawiris cerca il colpo grosso con Telecom


Gian Maria De Francesco

Grandi manovre in vista su Telecom Italia. Il finanziere Naguib Sawiris, forte di un capitale di 7 miliardi di dollari ricavati dalla vendita dell'operatore italiano Wind ai russi di Vimpelcom, ha fatto un'offerta da almeno 2 miliardi per sottoscrivere un aumento riservato all'operatore tlc. «Un'azienda sottovalutata - secondo il Wall Street Journal - e dunque interessante». In effetti, dato che la capitalizzazione è attorno ai 13 miliardi (9,65 miliardi considerando solo le ordinarie), Sawiris con poco più di 2 miliardi a prezzi di Borsa potrebbe prendere il 17,1% diluendo la controllante Telco dal 22,4% al 18,8.
Per qualcuno l'ingresso nel capitale potrebbe essere più consistente: tra i 4 e i 5 miliardi ma il dato è stato smentito da un portavoce dell'imprenditore egiziano. Non è la prima volta, comunque, che Sawiris si interessa a Telecom. Il tycoon aveva già incontrato Cesar Alierta, presidente di Telefónica, desideroso di disfarsi del 46,2% in Telco. Ma l'offerta di Sawiris di circa un miliardo di euro è stata giudicata troppo bassa dall'operatore iberico che ha investito nel veicolo oltre 4 miliardi.
Alle quotazioni attuali (ieri dopo un rialzo del 4,2% Telecom valeva 0,72 euro), è meglio acquistare direttamente tramite un aumento riservato, come esplicitato dalla lettera che Sawiris ha inviato al cda di Telecom che l'ha esaminata nella riunione di giovedì scorso «riservandosi ogni opportuna valutazione» dopo ulteriori approfondimenti. Ieri sia il presidente di Telecom Franco Bernabé che il ministro dello Sviluppo Corrado Passera hanno manifestato una moderata soddisfazione per il segnale di «interesse» per una società italiana.
Ma si tratta solo di dichiarazioni di facciata. In primo luogo, per gli attuali soci di Telco (oltre a Telefónica c'è Generali con il 30,6% e Intesa e Mediobanca con l'11,6% a testa) diluirsi significherebbe veder ulteriormente svilito l'investimento effettuato (investimento che Bernabé cercherà di salvaguardare con il nuovo piano industriale). C'è da registrare, poi, che l'iniziativa di Sawiris non è stata concordata. È vero che sul mercato da alcuni mesi era nota l'intenzione dell'imprenditore - che nelle sue operazioni-clou è stato accompagnato sempre da Lazard - di «avvicinarsi» a Telecom. Ma l'ad di Mediobanca, Alberto Nagel, non ha certo gradito l'iniziativa. E anche le «nuove» Generali di Mario Greco non giubilano alla prospettiva di una diminutio in una partita che tanto cara è finora costata ai propri soci (Piazzetta Cuccia in primis). Intesa, per cui segue queste partite il dg Gaetano Micciché, si è limitata alla presa d'atto senza esternazioni (è stata advisor di Sawiris per l'operazione Libero-Virgilio).
Ma la partita più grossa è quella politica. Il ministro Passera non poteva certo intervenire a gamba tesa sui destini di una quotata. Ma al premier Monti non garba l'idea che Telecom finisca in mani estere esponendola a molte incertezze in un momento delicato come quello attuale.
Telecom sta infatti decidendo quale linea seguire per lo scorporo della rete (della quale diventerà socia Cdp).

Il tandem Alierta-Sawiris potrebbe diventare l'azionista principale di un'infrastruttura strategica come il network in rame. Senza contare che la preziosa Tim Brasil potrebbe diventare moneta di scambio per Telefónica che ne patisce la concorrenza nel Paese sudamericano.

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