Se la pressione fiscale uccide turismo e hotel

Tra Imu e Tasi gli albergatori pagano oltre 900 milioni di euro di tasse

Se la pressione fiscale uccide turismo e hotel

Nel primo quadrimestre del 2014 gli albergatori hanno registrato un incremento medio del 2,5% delle presenze di turisti rispetto all'anno scorso. Eppure non c'è granché da stare allegri. Perché, stando ai dati resi pubblici alla 64° assemblea di Federalberghi, la pressione fiscale è ogni anno sempre più "opprimente" tanto da minacciare di "uccidere la gallina dalle uova d’oro", cioè le imprese del settore turistico.

Quello che il presidente della Federalberghi, Bernabò Bocca, lancia da Trieste è un vero e proprio appello al governo. Perché gli innegabili "segnali positivi" che stanno facendo rialzare la testa a molti imprenditori che investono nel settore vanno "incoraggiati e non certo schiacciati sotto il peso di una pressione fiscale opprimente". Basta pensare alla tassazione sugli immobili alberghieri che, nel giro di pochi anni, è stata aumentata del 156% con l'Imu prima e con la Tasi poi. Un salasso che nel 2014 costerà agli albergatori circa 900 milioni di euro. Bocca critica, poi, la "vena di follia che ha ispirato nei giorni scorsi l’aumento abnorme dell’imposta di soggiorno nel Comune di Roma".

"Chi ha la responsabilità di governare il Paese, al centro e sul territorio - conclude Bocca - ha il dovere di tutelare le imprese del turismo, affinché possano continuare a produrre ricchezza per il sistema Italia e lavoro per i nostri giovani, e di astenersi da atti di autolesionismo, che uccidono la gallina dalle uova d’oro, con grave danno per l’occupazione e per l’economia nazionale".

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