L'Ecofin si spacca sulla proposta di «super ministro», ovvero un interlocutore unico nell'ambito finanziario per tutta l'Eurozona rilanciata in questi giorni da Jean Claude Juncker, presidente della Commissione Ue. «Ci sono opinioni diverse» ha dichiarato in merito Jeroen Dijsselbloem, presidente dell'Eurogruppo.
Si allarga intano il fronte dei Paesi Ue che chiedono la webtax. Da Tallin la palla è passata ai capi di Stato Ue che si riuniranno il 29 settembre, sempre nella capitale estone, per discutere del presente e del futuro digitale nell'Unione europea, considerato il volano dell'economia nei prossimi dieci anni «il settore digitale deve pagare le tasse come tutti», ha sostenuto Pierre Moscovici, commissario agli Affari economici, sottolineando che la Commissione Ue presenterà un documento in cui saranno evidenziate le diverse opzioni per il summit in calendario a fine mese. Pochi giorni fa Italia, Francia, Spagna e Germania hanno invitato la Commissione a prendere in esame una riforma che definisca una imposizione fiscale armonizzata a carico dei colossi digitali in relazione al fatturato dagli stessi nei singoli Paesi e a prescindere dalla residenza fiscale degli stessi. Nel frattempo, secondo quanto dichiarato dal ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, Austria, Bulgaria, Grecia, Slovenia e Lettonia hanno aderito all'iniziativa. La Polonia sarebbe invece orientata a sostenere la proposta, ma non a sottoscriverla ufficialmente.
Non tutti sono d'accordo. Olanda, Lussemburgo e Irlanda, i Paesi che vantano regimi fiscali attraenti per le aziende (non è un caso che a Dublino abbiano sede europea molti dei big del web), hanno già sollevato perplessità a riguardo.
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