Altro che bazooka: terrorizzato dalla prospettiva di precipitare ancora in deflazione, il Giappone osa l'inosabile e scopre un vero e proprio arsenale atomico dall'esito incerto sul futuro dell'economia, ma accolto dalle Borse con una vera e propria standing ovation . L'Abenomics, il programma di stimoli varato lo scorso anno dal premier nipponico Shinzo Abe, si allarga a dismisura sotto l'effetto della duplice azione della Bank of Japan (BoJ) e del Government pension investment fund (Gpif), il più grande fondo pensione del mondo.
Impallidisce, al confronto, la strategia di alleggerimento monetario portata avanti dalla Federal Reserve per sei anni, e conclusa appena qualche giorno fa. Cresce, infatti, la montagna di quattrini destinata ad acquistare titoli pubblici e non: 80mila miliardi di yen l'anno, quasi 570 miliardi di euro, rispetto ai 60-70mila miliardi di yen in precedenza stanziati. Una decisione che ha fatto storcere il naso a più di un componente del board della Boj, essendo stata approvata per il rotto della cuffia, con cinque voti a favore e quattro contrari, fra cui quello - decisivo - del presidente, Haruhiko Kuroda. E se scricchiola anche la coesione nipponica, dove tutti sono abituati a remare nella stessa direzione, è segno che l'ulteriore scatto verso territori inesplorati è percepito come un pericolo. E non solo quello di una monetarizzazione del debito.
Un alert che i mercati, sempre sensibili all'effetto-sorpresa, non hanno voluto cogliere. Importa, semmai, che la politica monetaria continui a restare sbilanciata sul versante del rischio. Come figure intercambiali, le Banche centrali si stanno dando la staffetta: uscita di scena la Fed, ecco irrompere la BoJ, in attesa di vedere se la Bce riuscirà a ricomporre i contrasti fra Mario Draghi e la Bundesbank e a varare, quindi, il quantitative easing in salsa europea. Da questo punto di vista, non sorprende il balzo del 3% messo a segno ieri da Piazza Affari dopo il +4,8% di Tokio, né i guadagni superiori al 2% di Parigi, Francoforte e Madrid, oppure la volata di Wall Street, dove il Dow Jones, a metà seduta (+0,9%), viaggiava a passo di record. La decisione presa dal Giappone significa, infatti, che un altro fiume di soldi verrà canalizzato verso i mercati. Anche perché alla dilatazione monstre degli acquisti di titoli, Tokio ha aggiunto la radicale sterzata impressa alle politiche di investimento del suo colossale fondo pensione, capace di una potenza di fuoco da 1.100 miliardi di dollari. Per poter soddisfare i futuri obblighi con coloro che avranno diritto alla previdenza, il Gpif abbandona così la cauta asset allocation in cui erano predominanti i bond giapponesi, tagliando le obbligazioni in portafoglio dal 60 al 35% per far rotta verso l'azionario, destinato a pesare per il 50%, metà in titoli del Sol levante e metà in titoli stranieri. Altra benzina destinata a finire nel motore delle Borse.
Resta da vedere se il doppio colpo a effetto riuscirà a risollevare l'inflazione, in
rallentamento all'1% in settembre per effetto del calo delle quotazioni petrolifere, a rivitalizzare i consumi (-5,6%) e ad abbassare la disoccupazione (3,6%). Il Giappone rischia tutto. Ma se perde, saranno dolori per tutti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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