Il Tesoro entra, indirettamente, in Missoni, icona della creatività italiana e tra le poche maison rimaste, saldamente, tricolori. La storica griffe fondato 65 anni fa a Gallarate da Ottavio, ex atleta olimpico, e Rosita Missoni, ha annunciato ieri mattina l'ingresso di Fsi Mid -Market Growth Equity Fund (fondo partecipato dalla Cdp al 42% del capitale) con un investimento da 70 milioni. Non è un caso che, nel corso della presentazione avvenuta ieri a Milano, si sia più sottolineata l'idea di «patriottismo economico». La griffe, nota per i colori accesi della maglieria, era più volte stata avvicinata dagli investitori internazionali che si sono spartiti molti dei simboli del amde in Italy nel mondo, ma ha sempre resistito. «Siamo stati corteggiati da tanti. Fsi valeva la pena ascoltarlo» ha dichiarato Angela Missoni, presidente e direttore creativo del gruppo che, nell'operazione, è stato assistito tra l'altro da Rothshild. Il perché è presto detto: la famiglia vuole crescere ma non intende incassare e passare la mano.
«Abbiamo mantenuto unita famiglia e azienda per 65 anni. Abbiamo un nome che è molto più importante del nostro fatturato. Sogno ora di lasciare un'azienda sana alla terza generazione», ha aggiunto Missoni mettendo ben in chiaro che la famiglia non intende cedere il controllo. Quanto al futuro «L'approdo in Borsa è un'opportunità a cui stiamo pensando» sostiene la manager. L'ingresso di Fsi nel capitale potrebbe dare la spinta all'approdo a Piazza Affari al termine del piano di crescita programmato. Così come la nomina a vice presidente con deleghe operative di Michele Norsa che ha accompagnato a Piazza Affari Valentino e Salvatore Ferragamo. «Sarebbe un sogno» ha dichiarato il manager che tuttavia poi sottolinea come per tagliare il traguardo «degli ottomila metri» una società debba strutturare prima di tutto la gestione dell'impresa che oggi conta 13 Missoni di cui molti in azienda.
«Non è un'operazione di monetizzazione della famiglia. La famiglia rimane e investe e l'azienda è praticamente senza debiti» ha spiegato Maurizio Tamagnini, ad di Fsi. L'operazione infatti avverrà attraverso una aumento di capitale dedicato che porterà l'Fsi al 41,2% di Missoni. All'omonima famiglia rimarrà il pieno controllo del brand con il 58,8% detenuto attraverso la finanziaria FinRo partecipata alla pari dai tre discendenti dei fondatori Ottavio (scomparso nel 2013) e Rosita presidente onorario della griffe: gli eredi di Vittorio (mancato cinque anni fa), Angela e Luca Missoni. Le nuove risorse portate dal fondo para statale in azienda saranno destinate allo sviluppo della maison con un piano quinquennale. L'obiettivo, è quello di sviluppare le potenzialità del brand, anche tramite l'espansione all'estero, a iniziare dalla Cina, e investire sulla governance e sulla managerializzazione del gruppo.
A livello di business, in cinque anni, il management si propone di far lievitare, anche attraverso l'allargamento delle linee di prodotto (uomo, accessori e non è escluso lifestyle e ospitalità), la crescita organica del gruppo entro il 5 per cento. Il gruppo può contare su vendite per 150 milioni del solo marchio Missoni: il dato non considera «M» di Missoni, la seconda linea recentemente riacquistata da Valentino.
La scommessa maggiore è però quella sulla «crescita di perimetro» che potrebbe oltrepassare i dieci punti percentuali grazie ad aperture mirate, all'espansione della rete retail, alla vendite online e alla comunicazione.
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