Non appena i laboratori finanziari hanno interrotto l'acquisto forzato di azioni Monte Paschi per «coprire» i prodotti derivati e le opzioni aperte in loro possesso, la banca senese si è «sgonfiata» in Piazza Affari. Come una torta lasciata in forno senza più lievito, ieri Mps ha perso il 20%, a 1,77 euro, dopo più di uno stop al ribasso. È stata la prima seduta in cui Rocca Salimbeni è stata scambiata nelle contrattazioni ufficiali e non più solo in asta di chiusura.
Vista la corsa di inizio settimana (+40% in due sedute), il compitombolo era comunque nell'aria. Soprattutto considerando l'elevato numeri di azioni passato di mano martedì sera in asta nella sezione after hours: probabilmente quelle necessarie ai grandi investitori per fare fronte alle opzioni dopo l'effetto moltiplicatore provocato dalla ricapitalizzazione. Mps dovrebbe quindi ora allinearsi al «Terp» (il prezzo teorico dopo lo stacco del diritto) che è stato fissato a 1,56 euro, contro un prezzo di emissione scontato del 35,5% a un euro. Parimenti atteso l'ulteriore crollo dei diritti (permettono di acquistare 214 azioni Mps ogni 5 possedute) che hanno perso il 7,68%, a 18,39 euro. Siena e le banche del consorzio hanno peraltro calibrato l'operazione per lasciare un ampio margine di sicurezza alla loro oscillazione, così da scongiurarne il passaggio in negativo.
La brusca reazione di ieri, terza giornata del maxi-aumento di capitale, comunica comunque il corto-circuito provocato nella sale operative da un'operazione che vuole a raccogliere 5 miliardi quando il Monte Paschi è valutato 3 miliardi Borsa.
Il presidente Alessandro Profumo ha invitato ad attendere il termine dell'operazione, il 27 giugno: «In tutti gli aumenti di capitale ci sono delle forti oscillazioni dei prezzi, dei diritti», ha sottolineato il banchiere. Effetti qui esaperati perché Mps ha «stampato» 5 miliardi di nuove azioni e in quanto l'operazione è molto diluitiva (99%) per chi non farà la propria parte.
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