Economia

Stop al primo rifiuto e controlli dei Comuni: stretta sul reddito di cittadinanza

Il sottosegretario al ministero del Lavoro Durigon anticipa le soluzioni che potrebbero essere adottate fin dall'inizio del prossimo anno

Una card sulla quale viene accreditato il reddito di cittadinanza
Una card sulla quale viene accreditato il reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza non verrà interrotto bruscamente a partire dal 1° gennaio 2023. Stando a quanto riferito nel corso di un'intervista concessa a Radio 24, infatti, il sottosegretario al ministero del Lavoro Claudio Durigon ha confermato che "la misura non finirà il 31 dicembre di quest'anno".

Ciò non significa, tuttavia, che l'esecutivo non stia vagliando una radicale rimodulazione del Rdc, che dovrà obbligatoriamente partire da una stretta per quanto concerne gli obblighi previsti nei confronti degli attuali percettori risultati occupabili. Questa prima scrematura permetterà di valutare l'andamento e il nuovo peso del reddito di cittadinanza, così da avere il tempo sufficiente nel corso del 2023 per valutare le modifiche da apportare al sussidio, che potrebbe trasformarsi, come ventilato nelle ultime ore, in un "reddito di sussistenza".

Formazione degli occupabili

Delle circa 660mila persone che risulterebbero ad oggi arruolabili al mondo del lavoro, 480mila non hanno avuto esperienze lavorative negli ultimi 3 anni, mentre 2 su 3 hanno la terza media. Certo non una situazione semplice da gestire per reinserire questi cittadini nel meccanismo occupazionale. "È una situazione molto difficile, ma noi ci dobbiamo provare", replica il rappresentante del Carroccio. "Bisogna dare una risposta al mercato del lavoro e costruire un percorso per queste persone. Il limite della bassa scolarità va affrontato seriamente con dei corsi di formazione, preparazione e inserimento. Il reddito non può essere un beneficio che si da a vita a chi può e deve andare a lavorare".

Interruzione al primo rifiuto

L'intenzione del governo, quindi è chiara, anche se non di rapida realizzazione, visto l'elevato numero dei beneficiari. Claudio Durigon spiega che già dall'inizio del prossimo anno si procederà con un approccio più diretto coi percettori, con lo scopo di spronarli a trovare un'occupazione. "Abbiamo idee ben precise, a partire dal limitare la tempistica del reddito per questi cittadini, con l'obbligo del rispetto del patto di contratto di lavoro, e l'obbligo dell'accettazione di un'offerta congrua e se non si accetta a casa già dopo il primo rifiuto", annuncia il sottosegretario leghista. Durigon ribadisce il concetto per il quale non debba più passare l'idea che il reddito di cittadinanza sia una soluzione definitiva: "Non voglio che entri nella mentalità il fatto che uno sia a posto pensando di avere il reddito e non cerchi altre soluzioni". Il sussidio non è un beneficio a vita, ma deve essere inteso, spiega il rappresentante del Carroccio, come un'occasione per formarsi e rientrare nel mondo del lavoro.

I primi interventi

Nell'anticipare che il reddito di cittadinanza non si interromperà il prossimo 31 dicembre, Durigon annuncia che l'esecutivo ha comunque l'intenzione di mettere, fin da subito, dei paletti nell'arco del 2023. "Ne discuteremo col ministro Calderone e con la coalizione, ma c'è unità di intenti. C'è chi vorrebbe essere più drastico", dice il sottosegretario, "ma la povertà è un problema presente e rilevante".

Quali potrebbero essere gli interventi da effettuare per ottimizzare il Rdc? Innanzi tutto coinvolgere anche i privati e le agenzie di intermediazione del lavoro. "C'è stata una chiusura a questo mondo. Sicuramente aprire di nuovo le porte ad esso sarà determinante. Ho apprezzato la collaborazione delle agenzie interinali per un supporto alla formazione e all'inserimento", precisa Durigon. Una strada da percorrere con decisione, vista la scomparsa della figura del navigator.

Anche ciò, tuttavia, potrebbe non essere sufficiente, dato che saranno fondamentali i controlli."La gestione dell'Inps è centralizzata", spiega in conclusione il sottosegretario, "e non ha rilievo di presenza sul territorio". Una soluzione per effettuare una capillare attività di verifica ed evitare le truffe potrebbe pertanto essere quella di coinvolgere gli Enti locali, nello specifico i Comuni.

"Dare loro più poteri, come accaduto per il Rei", è di certo una valutazione da fare".

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