La talpa di Deutsche Bank rifiuta premio da 8,2 milioni

«Non posso accettarlo: la sentenza non ha colpito i veri colpevoli». Sec sotto accusa: troppi legami con l'istituto

Rodolfo Parietti

Non capita tutti i giorni di rifiutare un assegno da 8,25 milioni di dollari. C'è però chi l'ha fatto, e la sua carta d'identità merita di essere ben scandita. Nome: Eric. Cognome: Ben-Artzi. Professione: «gola profonda» della Sec, la Consob a stelle e strisce. Insomma, un whistleblower per dirla all'americana, cioè uno capace di spifferare tutti i pasticci fraudolenti combinati con i derivati da Deutsche Bank. Denunce circostanziate, documentate in ogni dettaglio da Eric, un matematico con un passato a Goldman Sachs che nella banca tedesca aveva lavorato dal 2010 come analista del rischio insieme con un altro ex dipendente pentito, Matt Simpson. Con lui, grazie alle rivelazioni fornite, avrebbe dovuto spartirsi un premio complessivo da 16,5 milioni, il 30% dei 55 milioni pagati nella primavera 2015 dal colosso del credito di Francoforte per sanare le irregolarità. Roba forte, peraltro: Ben-Artzi ha spiegato agli sceriffi della Sec che se la banca avesse contabilizzato correttamente le sue posizioni in derivati senza gonfiarne artificiosamente il valore di 120 miliardi, il suo capitale sarebbe sceso a livelli estremamente pericolosi durante la crisi finanziaria esplosa nel 2008. Al punto da metterne a rischio la sopravvivenza, in assenza di un piano di salvataggio da parte del governo di Berlino. Il che spiega perché Deutsche Bank abbia manipolato i conti.

Tutto chiaro. Resta invece da capire perchè la nostra talpa abbia deciso di non incassare il compenso milionario, una parte del quale finirà comunque verosimilmente nelle tasche della sua ex moglie, degli avvocati e degli esperti ingaggiati per sostenerlo nella sua testimonianza. È stato lo stesso Ben-Artzi a spiegarlo in una lettera inviata al Financial Times, in cui non va tanto per il sottile nel denunciare i lati oscuri della sentenza. In sostanza, invece di colpire nel portafoglio i manager colpevoli delle irregolarità accertate, a subire il danno sono stati la banca e i suoi azionisti. «Ma Deutsche non ha commesso questo misfatto. Deutsche era la vittima - scrive l'informatore - . I dirigenti se ne sono andati con bonus multi-milionari calcolati sulla base di bilanci non corretti. Anche se ho bisogno del denaro ora più che mai, non mi unirò al saccheggio delle persone che ero chiamato a proteggere quando sono stato assunto».

Ma beau geste a parte, la lettera colpisce soprattutto nella parte che è un autentico atto di accusa nei confronti dell'organo di vigilanza fondato proprio sulle modalità della sanzione. Ben-Artzi individua infatti una netta disparità di trattamento rispetto a un caso analogo in cui era coinvolta una piccola impresa, Trinity Capital, e la sua controllata Los Alamos National Bank. Caso chiuso con l'incriminazione di cinque dirigenti del Trinity e con il licenziamento del presidente, condannato inoltre a pagare una multa. Perché? Spiega l'ex dipendente di Deutsche: la Sec non avrebbe punito i manager perchè alcuni avvocati della banca tedesca sono entrati e usciti dalla stessa Sec, «prima e dopo le attività illegali», usandola come una «porta girevole» e contribuendo così alla sua decisione di non punire i manager.

Ben-Artzi non si limita a un'accusa generica ma fa nomi e cognomi di questi avvocati, che sono Richard Walker, Robert Rice e Robert Khuzami. Con gli ultimi due che intrattenevano rapporti ventennali con la numero uno della Consob Usa, Mary Jo White.

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