Telecom in Brasile, Fossati spinge per fare l'aumento

Per il secondo socio privato del gruppo, la ricapitalizzazione è indispensabile per puntare su Oi. Venerdì il cda decisivo

Cda straordinario per Telecom Italia venerdì prossimo sul Brasile. La vicenda non è nuova, ma per l'ad di Telecom, Marco Patuano, l'accordo tra Tim Brasil e Oi è la prova di appello dopo la débâcle su Gvt, quando l'azienda italiana, che per prima aveva messo gli occhi sull'operatore in fibra ottica brasiliano, venne «battuta» a suon di miliardi (di euro) dagli spagnoli di Telefonica. Venerdì Patuano chiederà al cda un ampio mandato per cercare di chiudere l'accordo.

Oi è il quarto operatore brasiliano mobile, ma con clienti anche nel fisso. Una integrazione tra le due società porterebbe alla creazione del maggior operatore brasiliano di telefonia mobile. Certo non sarà facile. Oi, che controlla Portugal Telecom che dovrebbe essere venduta per circa 7 miliardi di euro, sta infatti, al contempo, studiando un suo piano per acquisire Tim Brasil. L'Antitrust del Paese ha escluso di vendere l'operatore di Telecom Italia a pezzi, come sperava di fare Telefonica per favorire la sua controllata Vivo, ma finchè il mercato non si consoliderà, tutte le opzioni sono aperte. Di sicuro la Findim di Marco Fossati, primo azionista privato di Telecom con il 5% circa, è dal 30 settembre che caldeggia l'operazione.

Per la quale potrebbe anche essere disponibile a un eventuale aumento di capitale, peraltro già smentito da Telecom ma non del tutto accantonato. Visto che un accordo con Oi soltanto «carta contro carta» appare piuttosto difficile da concludere. Il percorso non sarà semplice. «Siamo una public company - ha detto ieri Patuano, in occasione di un convegno sullo sviluppo di Internet promosso da Telecom - e anche la composizione del board, a maggioranza formato da indipendenti, va in questa direzione. Non abbiamo più un azionista di riferimento, ma lavoriamo nell'interesse del mercato, fatto di investitori di lungo termine e di breve termine».

Ieri il governo, nella persona del sottosegretario Giacomelli, ha promesso fondi, 7 miliardi, per lo sviluppo della fibra ottica. «Gli obiettivi dell'agenda digitale si possono raggiungere con il governo - ha commentato a proposito Giuseppe Recchi, presidente di Telecom - 7 miliardi sono una cifra congrua».

Telecom al governo però non chiede soldi, ma un piano certo e definito capace di stimolare gli

interventi pubblici. «Abbiamo una rete capillare, importante, che va potenziata e amplificata, partiamo da lì - ha aggiunto Recchi - Sono fantasie la separazione. Telecom è un'azienda privata che investe fortemente nel Paese».

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