Telecom, decade il cda La mossa di Vivendi per difendersi da Elliott

I francesi provocano le dimissioni di 8 consiglieri Assemblea il 4 maggio: «Ora sceglieranno i soci»

Telecom, decade il cda La mossa di Vivendi  per difendersi da Elliott

Maddalena Camera

Tutti a casa, tutto da rifare. Ieri Vivendi, socio di maggioranza di Telecom con il 23,9%, ha fatto decadere tutto il cda della società che di fatto controlla, convocando l'assemblea dei soci per il 4 maggio prossimo. La mossa di fatto annulla quella del fondo attivista Elliott, che dopo aver comprato il 5,7%, aveva chiesto di integrare l'ordine del giorno all'assemblea degli azionisti del 24 aprile con la revoca di sei consiglieri e la nomina di nuovi. Revoca che ora ha perso significato. Tale assemblea resta convocata per l'approvazione del bilancio. Mentre la battaglia vera e propria slitta al 4 maggio. Ma andiamo con ordine

Ieri, nel cda Telecom che si è tenuto a Roma nel pomeriggio, otto consiglieri hanno rassegnato le dimissioni con decorrenza dal 24 aprile, facendo così decadere l'intero cda (sono oltre la metà dei 15 componenti). E dunque Arnaud de Puyfontaine anche Camilla Antonini, Frederic Crepin, Felicite Herzog, Marella Moretti, Herve Philippe e Anna Jones. A questi bisogna aggiungere il vicepresidente Giuseppe Recchi, le cui dimissioni erano annunciate, che aveva le deleghe per la sicurezza e Sparkle.

Queste ultime passeranno a Franco Bernabè già consigliere indipendente. Secondo un comunicato Telecom, i consiglieri hanno rassegnato le dimissioni auspicando «che tale gesto possa contribuire a fare chiarezza e a dare certezza alla governance della società». Ora la palla passa ai soci dell'ex-monopolista. Le dimissioni, infatti, secondo quanto scritto nel comunicato, rappresentano un modo per rimettere «all'assemblea degli azionisti la responsabilità di nominare ex novo l'organo consiliare in base alle ordinarie regole di legge e di statuto».

Anche Vivendi ha fatto la sua parte con un comunicato simile ma ben più aggressivo. «Davanti al tentativo di smantellamento di Telecom lanciato da Elliott Management, hedge fund ben noto per le sue iniziative di breve termine, i tre rappresentanti nel consiglio di Tim proposti da Vivendi, che sostiene il piano industriale votato all'unanimità e messo in opera dall'ad Amos Genish e dalla sua equipe, hanno deciso di rimettere il loro mandato al voto degli azionisti». Il gruppo francese indica, inoltre, che «altri cinque amministratori hanno parimenti auspicato di rimettere il loro mandato» e poichè la maggioranza degli amministratori si è dimessa, ci sarà un'assemblea degli azionisti il 4 maggio «per permettere agli azionisti di Tim di votare per gli amministratori che preferiscono e la strategia da seguire».

Ma quali sono le strategie dietro a questa mossa?

Certamente Vivendi ha capito che nell'assemblea del 24 aprile Elliott, che ha solo un 5,7%, avrebbe potuto trovare l'appoggio di altri fondi internazionali per la revoca dei sei francesi. Vivendi ora può provare più liberamente a battere altre strade come, ad esempio, trovare un'intesa con Elliott su piani e strategie senza dover subire l'umiliazione di essere battuta in assemblea. In alternativa potrebbe preparare una lista di nomi inattaccabili (da proporre in consiglio) perché privi di conflitti di interesse con la società francese. Questa lista potrebbe così essere votata dalla maggioranza degli azionisti che condividono il piano proposto da Genish.

Le liste, oltre a quella di Vivendi e di Elliott potrebbe esserci

anche quella di Assogestioni, saranno presentate 25 giorni prima dell'assemblea del 4 maggio, ossia il 9 aprile prossimo. E i due terzi dei consiglieri andranno a quella più votata. In Borsa ieri Telecom ha chiuso a -1,8%.

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