Sale la tensione a Genova, mentre all'orizzonte si profila un nuovo braccio di ferro per la gestione di Carige. Tiene banco il botta e risposta tra i vertici del gruppo, mentre gli azionisti mantengono uno stretto riserbo. Almeno per ora.
Dopo l'addio del presidente Giuseppe Tesauro che ha imputato all'ad Paolo Fiorentino una gestione poco collegiale della banca e il monopolio dei rapporti con la Bce, ieri sono seguite anche le dimissioni del consigliere Stefano Lunardi, membro del Comitato Rischi. Anche quest'ultimo ha motivato il passo indietro con divergenze sulla gestione. Sia Tesauro che Lunardi erano stati eletti nella lista di Vittorio Malacalza (azionista di riferimento al 20,6% del capitale) che, anche recentemente, aveva a sua volta puntato l'indice sul protagonismo dell'ad. Tesauro chiama direttamente in causa lo stesso Malacalza «Non era contento. Malacalza è il padrone, diciamo, di questa banca. Invece Fiorentino fa tutto come se fosse un uomo solo al comando».
La risposta di Fiorentino è arrivata a stretto giro. «Sono stato nominato dal cda e andrò avanti finché avrò il sostengo dello stesso cda» ha dichiarato Fiorentino a Reuters per poi sottolineare che non ci saranno problemi con il piano di tagli, cessioni e ricerca di efficienze in corso posto che «Tesauro non aveva deleghe esecutive».
Il piano, passato dalla dolorosa ricapitalizzazione da 544 milioni di euro imposta da Francoforte, non tuttavia ancora portato i benefici sperati almeno in Borsa. Il titolo ieri ha chiuso a 0,0078 euro (-1,2%) pari a una capitalizzazione di 433 milioni, centodieci milioni in meno rispetto a quelli raccolti a dicembre.
Genova e il mercato si attendono le prossime mosse a iniziare dal ritorno al centro della scena di Vittorio Malacalza che, in quanto vice presidente del gruppo, assume la carica di vertice fino alla nuova nomina assembleare del presidente.
Un'assemblea tuttavia potrebbe far emergere nuovi poteri forti: al momento Raffaele Mincione è azionista al 5,4%, la Sga del Tesoro ha il 5,3 e Gabriele Volpi il 9% circa. Per ora i broker non sembrano appassionarsi a questi giochi di potere.
Mediobanca Securities si concentra sull'evoluzione della storia di risanamento del gruppo. Solo un esito positivo porterebbe alla «partecipazione di Carige a qualsiasi possibile futuro consolidamento tra le banche italiane».
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