Il test della Bce non spaventa le banche

Il test della Bce non spaventa le banche

Un esame lungo un anno. È quello che la Bce, con la collaborazione delle autorità nazionali (tra le quali Bankitalia), avvierà da novembre nei confronti delle 130 principali banche europee. La valutazione si articolerà in tre fasi e poggerà su un pilastro unico. Le banche, che dal 2014 saranno sottoposte alla vigilanza unica europea, dovranno avere un rapporto minimo tra capitale e asset ponderati per rischio (Core Tier 1) pari all'8 per cento.
I tre momenti di scrutinio si divideranno in: valutazione del rischio (giudizio qualitativo sul tipo di attività dei singoli istituti), asset quality review (esame di tutti gli attivi nei portafogli bancari) e infine, stress test da tenersi nel primo semestre dell'anno prossimo. La modalità della simulazione non è stata ancora individuata, ma non sarà la svalutazione totale dei titoli sovrani in pancia come nel 2011. Sulla base delle direttive europee Bankitalia e Bce hanno individuato 15 istituti italiani di rilevanza significativa (oltre alle prime 5 e a Mediobanca ci sono pure Bpm, Bper, Creval, PopSondrio, PopVicenza, Credem, Iccrea, Carige e Veneto Banca). Come si vede dalla tabella le italiane non partono svantaggiate dal punto di vista del Core Tier 1.
Ecco perché il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha manifestato soddisfazione dichiarando che «il coefficiente patrimoniale scelto è un livello giusto che non penalizza le banche italiane». Gli ha fatto eco il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, asserendo che i nostri istituti non hanno «nulla da temere». Insomma, non ci sarebbero aumenti di capitale in vista come nel 2011-2012 quando le big hanno chiesto oltre 15 miliardi al mercato. Escluso Mps, tra le 15 italiane sotto la lente solo Carige dovrà effettivamente rafforzarsi. Il presidente Bce, Mario Draghi, è convinto che «questa valutazione rafforzerà la fiducia degli investitori». Il passaggio alla vigilanza unica, da questo punto di vista, assomiglia molto alla nascita dell'euro. E, infatti, le Borse hanno reagito male e in tutta Europa i bancari sono stati i titoli peggiori, trascinando al ribasso i listini. Basta guardare le performance di Intesa (-2,6%), Unicredit (-3,3%), Mps (-6,5%) e Banco (-5,5%).
Cerchiamo di spiegare il perché. Dal punto di vista strettamente regolamentare le europee hanno molto da temere: non a caso Bnp Paribas, Deutsche e Bbva hanno ceduto tra il 2 e il 3 per cento. Le italiane, invece, potrebbero essere minacciate in misura minore da una normativa friendly. Ieri mattina Banca Akros sottolineava che l'asset quality review non sarà un ostacolo visto lo stretto monitoraggio di Bankitalia sulle sofferenze. È probabile che sulle vendite di ieri abbiano influito le prese di beneficio. Qualcun altro, invece, si sarà posto un interrogativo: Germania e Francia metteranno in discussione il portafoglio dei loro big senza colpo ferire? Qualche modo per screditare e colpire i nostri istituti, come sempre, potrebbero trovarlo.
È difficile che Berlino e Parigi accettino una classificazione dei crediti non performing che l'Eba pare aver «copiato» da Bankitalia: i finanziamenti con rate scadute da 90 giorni diventano sofferenze così come i crediti scaduti con garanzie reali (immobili, ecc.). In Italia è così da tempo, in Francia, Spagna e Germania non c'è lo stesso rigore.

Analogamente, la Bce dovrebbe essere «indulgente» verso i titoli di Stato (le italiane hanno circa 400 miliardi), mentre molta attenzione sarà prestata ai derivati over-the-counter, che all'estero sono molto trattati.

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