Tim, arriva la tregua Elliott-Vivendi

I francesi ritirano l'attacco al cda ma sui conti si astengono. Conte: segnale positivo

Tim, arriva la tregua Elliott-Vivendi

Tim è salita ieri in Borsa del 2,48% nel giorno dell'assemblea che potrebbe aver segnato la pace tra i due principali azionisti Elliott, appoggiata da Cdp, e Vivendi. Il condizionale è d'obbligo perché anche se è vero che prima dell'inizio dell'assise la società che fa capo al finanziere Vincent Bolloré ha proposto il ritiro della mozione presentata per la revoca di 5 consiglieri espressi da Elliott e la nomina di 5 suoi, sugli altri punti all'ordine del giorno i francesi si sono astenuti, anche sull'approvazione del bilancio e sulla nomina del nuovo revisore dei conti, Ernst&Young. Insomma, solo la mozione presentata da Vivendi, per il ritiro della sfiducia sui consiglieri di Elliott, è passata con una larghissima maggioranza.

Le astensioni dei francesi però non hanno minato la fiducia dell'ad Luigi Gubitori sulla fine del conflitto tra i grandi soci. «Quella con Vivendi è una vera pace - ha detto Gubitosi - siamo molto soddisfatti, io, il consiglio e gli azionisti: si è deciso con una percentuale elevatissima di eliminare un tema di contenzioso e quindi è stato il primo passo di una lunga marcia che faremo insieme per ristabilire rapporti molto più distesi e collaborativi tra gli azionisti». Soddisfazione è stata espressa anche dal premier Giuseppe Conte: «Ho appreso con favore l'esito dell'assemblea della società Tim, che preannuncia un clima di ritrovata fiducia reciproca e che fa ben sperare per le prospettive future di questo importante asset del Paese».

Resta quindi in carica il cda attuale, presieduto da Fulvio Conti, che i francesi avevano duramente accusato di essere pro Elliott. Il ritiro dell'affondo dei francesi però non è stato un atto buonista. Infatti, nonostante Vivendi sia il primo azionista con il 23,9%, sulla richiesta di revoca e di nomina di 5 amministratori la società transalpina sarebbe andata incontro a una bruciante sconfitta. Del circa 67% degli azionisti rappresentati in assemblea, secondo alcune stime il 39% avrebbe votato per Elliott e solo il 28% per Vivendi. E dunque la percentuale degli azionisti passati dalla parte del fondo Usa sarebbe stata molta superiore rispetto a quello registrato il 4 maggior scorso, quando la differenza tra i due contendenti era tra l'1 e il 2%.

«Se ci sarà davvero un cambio di clima nel gruppo - ha detto Caroline Le Masne de Chermont che ha parlato per conto di Vivendi - siamo disposti a dare credito» a Gubitosi «che potrà contare sulla nostra lealtà». Da sottolineare che era stato lo stesso presidente Conti a chiedere «di abbassare i toni» dello scontro tra gli azionisti, per concentrarsi «sulle priorità» di Tim, cioè «il successo industriale e commerciale». L'assemblea dei soci è stata anche l'occasione per affrontare alcuni temi a partire dal negoziato sulla rete con Open Fiber che, come ha sottolineato Gubitosi «va avanti ma è una trattativa complessa» e l'intesa con Vodafone per le torri di Inwit. «L'accordo avrà un impatto molto positivo sul 5G» - ha detto Gubitosi - riducendo il capitale investito». Apprezzamento per la tregua decisa da Vivendi è stato espresso anche da Elliott, secondo cui è «un chiaro segnale di un ampio supporto per il cda indipendente di Tim in carica». Per il fondo di Paul Singer il risultato costituisce «una vittoria per Tim e spiana la strada alla creazione di valore stabile per tutti gli azionisti». Gubitosi si è poi detto fiducioso sul 2019. «Si chiuderà - ha assicurato - meglio di come è iniziato, perché c'è una ripresa dei prezzi medi, dato che il trend ribassista sulle tariffe del mobile si è invertito».

La «pace» più o meno armata tra Vivendi ed Elliott è stata accolta bene dal mercato, ma bisogna capire quanto durerà. Molto dipenderà dai risultati di bilancio dei prossimi trimestri. La creazione di valore, insomma, potrebbe fare il miracolo.

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