C'è un nuovo giocatore nella partita della rete di Tim. O, meglio, si tratta di un grande ritorno: il fondo americano Kkr, già azionista di Fibercop con il 37,5%. Poco più di un anno fa aveva lanciato una manifestazione d'interesse per un'offerta di pubblico acquisto sul 100% di Tim, a un prezzo di 0,505 euro ad azione. Un prezzo (11 miliardi per l'intersa società) che aveva fatto scattare il titolo a vette che oggi paiono un miraggio. Ma anche una formula singolare, con l'annuncio di un prezzo senza però mettere sul tavolo concretamente un'offerta. Sta di fatto che le voci su Kkr, seppur in modo contenuto, hanno rianimato il titolo (+1,35% a 20 centesimi per azione).
Il fondo, adesso, sarebbe disposto a riprovarci ma con un'offerta solo per Netco e soprattutto solo con il governo Meloni al fianco. A rilanciare l'indiscrezione è l'agenzia Bloomberg, che scrive di un'ipotesi allo studio di una joint venture con una società o un veicolo partecipato dallo Stato. Secondo Reuters, invece, è la stessa Tim che starebbe sondando l'interesse degli investitori per i suoi asset e l'ad, Pietro Labriola, starebbe lavorando per quanto riguarda la Netco in particolare con il fondo americano, ma avrebbe sondato anche Iliad e Poste. Come riportato da più fonti, in ogni caso, il fondo Kkr sarebbe è ancora interessato ed è pronto a partecipare alle soluzioni che il Governo potrebbe proporre. Rimane da capire quale sarebbe la modalità di collaborazione: il governo Meloni ha più volte ribadito la necessità di una rete in mano pubblica, alla quale però andrebbe associata convivenza con un fondo d'investimento che è interessato solamente all'infrastruttura e non alla parte dei servizi. Si aspetta dunque il tavolo che la presidenza del consiglio e il ministero delle Imprese e del Made in Italy, attraverso il sottosegretario Alessio Butti e il ministro Adolfo Urso hanno promesso di promuovere entro il 31 dicembre, e che dovrebbe coinvolgere le società interessate, i loro azionisti e gli stakeholders. In attesa di una data certa il primo appuntamento, da cui potrebbe arrivare qualche indicazione, è quello con il cda che si riunisce il 15 dicembre per la consueta riunione prenatalizia sul budget ma che potrebbe fare il punto sul piano di separazione e di riduzione del debito con l'eventuale piano B che sostituisce la mancata della vendita della rete a Cassa Depositi e Prestiti.
Da discutere resta anche la sostituzione del consigliere Franck Cadoret, che rappresentava (insieme ad Arnaud de Puyfontaine) il primo azionista Vivendi in cda: il nome più accreditato al momento è quello dell'attuale presidente di Fibercop, Massimo Sarmi.
Il manager ha nel suo curriculum una lunga esperienza nella stessa Telecom, di cui fu il direttore generale per due anni, dal 1998 al 2000 e prima ancora alla guida di Tim (la controllata per la telefonia mobile) per tre anni dal 1995. Dopo un breve periodo in Siemens nel 2000 fu chiamato a guidare Poste Italiane, alla cui testa resta fino al 2014. Il manager è ben visto dai francesi e, secondo la stampa, anche dal Governo Meloni.
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