Giulio Tremonti non partecipa al coro di esultanza e di ringraziamento nei confronti della Banca Centrale Europea. L'intervento di Francoforte, che ha annunciato 750 miliardi di nuovi acquisti per tamponare gli effetti negativi a livello economico e monetario del coronavirus sui mercati continentali, ha dato un bello scossone alle Borse del Vecchio Continente, che – non a caso – nella giornata di ieri e in quella di oggi hanno aperto – e proseguito – nel segno della positività.
Però, secondo l'ex ministro dell'Economia e delle Finanze nel secondo, terzo e quarto governo Berlusconi, intervistato da Il Sole 24 Ore, si è trattata solamente di una mossa per guadagnare tempo nell'immediato, a corta gittata: "Quella della Bce stata un'azione en subite. Più che di un ritrovato slancio europeo, si è trattato di paura per un rischio bancario parigino. Insomma, di positivo, ma non so quanto, si sta solo comprando tempo. La promessa d'acquisto di 750 miliardi significa per l'Italia qualcosa più di 100 miliardi. Ecco, peccato però che noi dobbiamo emettere quest' anno oltre 400 miliardi di titoli…".
Nel prosieguo della chiacchierata con il quotidiano economico, il tre volte ex titolare del Mef punta il dito contro la finanza in senso stretto invocando la necessità della politica di recuperare il suo primato, affrancandosi – appunto – dallo strapotere dei mercati. E a tal proposito, il giudizio di Tremonti è assai caustico, visto che parla del "decennio perduto, dal 2009 a oggi, in mano alla finanza". Dieci anni persi, dice, "non per colpa dei governi. Perchè il Quantitative easing ha oppiato la politica, ma la colpa è di chi fuma l'oppio o di chi lo spaccia? Come minimo, di entrambi…".
Ed è qui che l'accademico torna a battere con forza su una questione a lui molto cara e che potrebbe aiutare la politica (economica) a tornare alla realtà: "Una via potrebbe essere quella degli Eurobond. Che ora sembrano avere molti tifosi ma non sono un'invenzione di oggi. L' idea era nel piano Delors del 1994, poi nel programma della presidenza italiana dell'Unione nel 2003, respinto dalla commissione Prodi, e rientrano nel dibattito con l' articolo che ho firmato nel 2009 sul Financial Times insieme all' allora presidente dell' Eurogruppo Jean-Claude Juncker. Un articolo che non era una presa di posizione estemporanea, ma rifletteva le discussioni che allora si svolgevano nelle lunghe e gotiche notti dell'Eurogruppo".
Poi però cosa è successo? E qui Tremonti chiosa con un attacco agli alti papaveri dell'Ue: "Poi tutto è crollato con la Grecia, e al posto degli Eurobond arriva la Trojka
con Christine Lagarde e soci. Ma gli Eurobond non sono decollati perché il muro del Nord Europa si è rivelato insuperabile. Pensate forse che Jean-Claude Juncker rappresentasse il Sud Europa?".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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