Angela è rimasta sola con il suo rigore calvinista. I Grandi del pianeta hanno uno sguardo un po’ più ampio di quello del ragioniere attento soltanto ai numeri del bilancio e ai parametri da non sforare. A Los Cabos, la località messicana teatro del G20, il cancelliere tedesco non ha trovato sponde sul suo piano di austerity planetaria. La Merkel pensava di spadroneggiare anche oltreoceano, come è abituata a fare in Europa. Invece è prevalsa la linea del presidente americano Obama appoggiato dalle nuove economie emergenti, i cosiddetti Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) e anche da Francia e Italia. Puntello importante sul piano diplomatico più che su quello strettamente economico, svigorito dalla pesante recessione europea.
Ma la Merkel non molla. Ne ha 19 contro, c’è la Germania da una parte e il resto del mondo dell’altra, come qualche decennio fa. La stampa tedesca non nasconde l’isolamento del cancelliere,registra con onestà il fallimento di questo vertice per Berlino. Angela Merkel resta convinta di avere ragione, tuttavia altre componenti hanno avuto maggiore peso in Messico.
C’è la campagna elettorale per la Casa Bianca, nella quale Obama deve ripresentarsi come l’uomo del cambiamento, della crescita, dei nuovi posti di lavoro, e non come un ringhioso guardiano dei bilanci. «I mercati in Europa vogliono un’unione più stretta», dice la Merkel a Los Cabos: sarebbe l’unica prospettiva, a suo giudizio, per evitare ulteriori crisi finanziarie.
La crescita deve accompagnarsi con il «consolidamento fiscale »: per la cancelliera lo sviluppo non basta, occorrono regole, parametri, impegni da rispettare, e naturalmente sanzioni pesanti e ineludibili per chi vi si sottragga. A partire dalla Grecia: non basta che abbia vinto la coalizione «proeuro », occorre che i greci si inginocchino, riconoscano chi è il loro salvatore, e promettere - come scolari discoli alla signora maestra - di non farlo mai più, perché «bisogna rispettare le regole»e«attenersi agli impegni presi».
Obama ha fatto slittare l’incontro con i leader europei: un segnale di presa di distanza. In origine erano previsti bilaterali con la cancelliera Merkel, i premier Monti e Hollande e i rappresentanti di Bruxelles Van Rompuy e Barroso. Un gesto che ha acuito le tensioni e ha sancito la diversità di vedute soprattutto con la Germania. Con il passare delle ore la diplomazia ha prevalso, ma il parterre di Obama si è allargato, come a voler dimostrare che Angela Merkel non ha più titoli per mostrarsi come l’unica rappresentante dell’Europa. Ai nomi già citati, infatti, si sono aggiunti il premier inglese Cameron e quello spagnolo Rajoy.
La Merkel, forse addirittura orgogliosa del suo non proprio splendido isolamento, non si piega. La sua forza sta nel consenso che mantiene nell’opinione pubblica tedesca, e solo Monti (che non è stato votato dal popolo) è un premier capace di andare contro la volontà degli elettori. Era partita da Berlino sapendo di avere addosso l’attenzione di tutti: «Tutti gli occhi saranno su di noi», aveva detto prima del decollo. «Tutti vogliono che la Germania risolva la crisi», scrive Die Welt , che come titolo usa una metafora sportiva: «19 a 1». Sarebbero andate diversamente le cose, si chiede la Suddeutsche Zeitung , se la cancelliera avesse adottato una linea diversa, magari cedendo a chi (come Monti) chiede gli eurobond?
È un momento cruciale per gli equilibri europei. In Germania sono convinti che la medicina della Merkel sia l’unica che funziona ma che occorra tempo.
Nel resto del mondo sono sicuri che la medicina della Merkel non funziona ma che ci vuole tempo per farglielo capire. In Messico, dunque, hanno preso tempo. La battaglia contro la cancelliera dell’Est è lontana dalla conclusione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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