Cinzia Meoni
Più che «arrabbiati» Red, Blues, Chuck, Bomb e tutti gli altri gli «Angry Birds», protagonisti del videogioco della finlandese Rovio Entertainment, sono rimasti letteralmente spiumati alla Borsa di Helsinki dopo il profit warning lanciato ieri insieme con la pubblicazione del bilancio preliminare sul 2017.
In una sola seduta il titolo ha dimezzato la propria capitalizzazione, scendendo perfino sotto i 5 euro, meno della metà degli 11,5 euro a cui le azioni erano state collocate a settembre (prezzo che si collocava nella parte alta della forchetta compresa tra 10,25 e 11,5 euro). Il collocamento ha portato nelle casse del gruppo Rovi 30 milioni di euro destinati al business, oltre ai 450 milioni circa finiti nelle tasche degli azionisti che hanno venduto parte delle quote, compreso il veicolo societario che detiene le quote dei fondatori, Trema International (oggi al 37% del capitale dal 69%).
Rovio, celebrata come uno degli «unicorni» (società hi tech con una capitalizzazione di un miliardo di dollari) più attesi dell'anno, ha significativamente rallentato il trend di crescita nell'ultimo trimestre 2017. Tra ottobre e dicembre gli Angry Birds hanno registrato vendite per 73,9 milioni, in crescita del 17% rispetto all'esercizio precedente, ma al di sotto delle stime degli analisti (pari a 79,1 milioni). Il periodo è stato penalizzato dal crollo dei ricavi generati dalle licenze sul brand (pari a 16,7 milioni, -53% rispetto al 2016) e dal raddoppio dei costi necessari all'acquisizione di nuovi clienti (per cui sono stati spesi 15,9 milioni dai 7,7 milioni del 2016). Nel 2017 la società di videogiochi ha registrato un giro d'affari complessivo di 297 milioni (+55% sul 2016) e un utile operativo di 31,54 milioni (da 16,9 milioni).
A destare i maggiori punti interrogativi sono le stime sul 2018: vendite comprese tra 260 e 300 milioni (rispetto ai 336 previsti dal consenso degli analisti) e un margine operativo compreso tra il 9 e l'11% (14,5% le stime). Non solo. Gli Angry Birds stimano di dover aumentare la cifra destinata alle spese di acquisizione di nuovi clienti passando dal 28,1% dei ricavi al 30 per cento.
Gli Angry Birds sono stati lanciati nel 2009 rivelandosi la prima hit nei giochi video per smartphone, tanto che il brand è poi stato sviluppato con giochi, serie di cartoni animati, film e merchandising. Ma Rovio Entertainment, da allora, non ha scovato altre «uova d'oro» se non quelle che gli stessi Angry Birds, nel videogioco, difendono dalle mire degli eterni antagonisti, i «Piggies». Il problema è che finora i ricavi della società sono stati, in gran parte, generati da Angry Birds, senza altre serie di giochi di successo alternative.
E la competizione, nel frattempo, aumenta. A nove anni dal lancio, il rischio per i pennuti arrabbiati è quello di fare la stessa fine dei dodo, gli uccelli delle Mauritius scomparsi attorno al 1700, e avviarsi all'estinzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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