Sarà un processo lungo e probabilmente complesso quello che dovrebbe essere avviato ufficialmente oggi dal comitato strategico di Unicredit, di cui fanno parte sia il presidente Dieter Rampl sia lad Alessandro Profumo. In prospettiva cè una nuova configurazione del gruppo con lincorporazione delle banche controllate, la semplificazione dellorganizzazione e la trasformazione della holding in «banca unica». In gioco cè il futuro delle cinque controllate, Banco di Sicilia, Unicredit Banca di Roma, Unicredit Banca, Unicredit private banking e Unicredit corporate banking: ora sono società autonome, con propri organi deliberanti; domani saranno i rami di tre sole divisioni - corporate, private, retail - che avranno, nelle intenzioni, un rapporto ancora più forte con i territori e i 10 milioni di clienti, ma faranno capo a strutture centrali semplificate e specializzate. Spariranno (con delicatezza) i consigli di amministrazione, resteranno i marchi, e il rapporto con la politica locale assumerà un maggior distacco. Già si aprono le prime ipotesi: in Sicilia si parla della cessione dello 0,5% delle azioni che la Regione siciliana ha in carico nella holding Unicredit in cambio del 76% dellIrfis (Istituto di mediocredito siciliano).
Il disegno complessivo trae fondamento dallesperienza della fusione con Capitalia, avvenuta un paio di anni fa. E ha, come ossatura, la semplificazione di prodotti, servizi e sistemi informatici. Il rapporto con la clientela dovrebbe trarre benefici dal percorso decisionale più snello. Chi conosce lorganizzazione di Unicredit dallinterno ammette che è diventata «troppo articolata»: i modelli organizzativi vanno periodicamente reintepretati perché cambiano le condizioni esterne con cui questi sono in relazione. E la crisi economica ha complicato un po le cose.
Non si tratta di un progetto a breve: liter verso la banca unica dovrebbe concludersi il 1º novembre del 2010 (un anno esatto, dunque), in coincidenza con la scadenza dei patti parasociali che Unicredit ha ereditato quando acquisì Capitalia e il Banco di Sicilia. Dopo le valutazioni da parte del comitato strategico, il progetto sarà sottoposto al consiglio della holding, quindi allassemblea dei soci e naturalmente ai cda delle cinque banche. Lassemblea dovrà essere straordinaria, ma quella già convocata per il 16 novembre (oggetto: laumento di capitale da 4 miliardi), è del tutto prematura a decidere anche su questo tema. La fusione consentirà anche una riduzione dei costi per la cancellazione di presidenti e consiglieri di amministrazione delle cinque banche.
Il piano preoccupa i sindacati.
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