Unicredit rischia maxi-multa dalla Ue

Bruxelles indaga su altre 7 banche. L'ad Mustier ai soci: «Molto rumore per nulla»

Unicredit rischia maxi-multa dalla Ue

A tenere banco tra i soci, secondo le attese, avrebbero dovuto essere le recenti voci di un assalto a Commerzbank se le nozze con Deutsche Bank dovessero saltare. E invece l'assemblea riunita ieri da Unicredit nella sede della Borsa è stata scossa dalla notizia, arrivata in prima mattinata, di una tegola in arrivo dalla Commissione europea per una presunta violazione della normativa Antitrust sui titoli di Stato.

Lo scorso 31 gennaio la Commissione Ue ha infatti notificato all'istituto di piazza Gae Aulenti un procedimento definito «Statement of Objections» nell'ambito di un'investigazione su presunte violazioni della normativa Antitrust in relazione appunto a titoli di Stato europei per periodi compresi tra il 2007 e il 2012. Gli uffici di Bruxelles sospettano che otto banche europee abbiano fatto cartello per distorcere la concorrenza. In particolare, si indagava sul fatto che i trader impiegati si scambiassero informazioni sensibili e coordinassero le proprie strategie di vendita. L'avvio dell'indagine era nota, Il Giornale ne aveva scritto il 1 primo febbraio, «uno schema collusivo» lo aveva definito in un comunicato l'Antitrust Ue senza però rivelare i nomi delle banche coinvolte. Già a dicembre, però, la Commissione guidata da Margrethe Vestager aveva accusato quattro istituti di far parte di un cartello sui bond, citando anche in quell'occasione l'utilizzo di chat da parte di operatori negli anni dal 2009 al 2015. In quel caso l'agenzia Reuters aveva citato Credit Suisse, Crédit Agricole, Bofa Merrill Lynch e Deutsche Bank.

Come le altre banche finite nel mirino di Bruxelles (ieri si faceva anche il nome di Royal bank Scotland), Unicredit rischia potenzialmente una sanzione fino a un ammontare massimo del 10% del fatturato annuo mondiale (dunque circa 2 miliardi). La scadenza per la presentazione di una risposta alle obiezioni sollevate è fissata al 29 aprile, salvo proroghe. Secondo quanto emerso da fonti vicine all'indagine comunque, l'istituto italiano sarebbe finito nel mirino solamente per l'attività di un trader tedesco che ha lavorato per quattro mesi per la banca nel 2012 e che aveva accesso unicamente al mercato secondario sui titoli di Stato (le obbligazioni pubbliche sono emesse sul mercato primario e poi messe in vendita; in seguito sono scambiate tra banche, intermediari e investitori nel mercato secondario).

«Se voi sapeste quello che so io, a questa vicenda dareste il titolo di una commedia di Shakespeare: tanto rumore per nulla», si è limitato a commentare l'ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier senza aggiungere altro. Il procedimento, inoltre, era stato già reso noto al mercato inserendo l'informazione nei prospetti dei bond emessi da febbraio in poi. Così in Piazza Affari, dopo una sbandata iniziale di oltre il 2%, il titolo ha ripreso quota e chiuso la seduta in positivo (+0,98%). Oltre che sulla questione Antitrust, il mercato è sembrato apprezzare anche i chiarimenti di Mustier in materia di aggregazioni.

«Il nostro piano è basato su presupposti organici, abbiamo sempre detto che l'Europa ha bisogno di banche più grandi ma anche che le combinazioni sono difficili e la loro probabilità è molto bassa quindi non trattenete il respiro», ha risposto alle domande dei soci sulle voci di trattative aperte con la francese Société Générale e poi con la tedesca Commerzbank.

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