Cerchiamo di spiegare cosa sia la Confindustria ad un bambino piccolo o ad una persona normale, il che quando si parla di organizzazioni sindacali, sono la stessa cosa: non capiscono molto. Ma noi insistiamo: debbono sapere. L'idea di fondo è che gli imprenditori si mettano insieme per fare gruppo e avere così un potere di condizionamento nei confronti del governo.
Il singolo imprenditore, piccolo o grande che sia, potrebbe non avere il coraggio di dire che la legge X fa schifo: il suo rappresentante può sempre parlare in nome e per conto di tanti. A ciò si aggiunga che negli anni, come una massa di ubriachi in fila indiana, Confindustria, sindacati e governo si tenevano insieme per non cadere. Uno legittimava l'altro. Si decideva politica fiscale, contratti e pensioni, cioè tutta la politica economica, in una sala rossa di Palazzo Chigi.Ogni quattro anni, in realtà ogni due, l'associazione, che ha sede nel quartiere Eur di Roma organizza una pomposa riunione per eleggere il suo capo. Nella sala Congressi c'è il gotha dell'imprenditoria italiana (è la frase fatta che tutti i giornalisti usano) e un bel pezzo di governo.
Wow. I piccoli industriali di Reggello o Andria sono gratificati nel partecipare al grande evento. E il presidente eletto legge le sue considerazioni (che hanno la specifica caratteristica di non aver mai lasciato un segno) e la liturgia finisce lì.La domanda che a questo punto il nostro bambino si pone è semplice? Ma perché un signore che ha una bella impresa, fa un mucchio di quattrini, ha un sacco di problemi da risolvere, magari non è di Roma, si deve prendere questa rogna? E oltre a lui, perché ci sono almeno una decina di suoi colleghi alla disperata ricerca di una medaglietta da vicepresidente? Per spirito di servizio, of course. Per rendere il futuro, di questo sciocco bambino che si pone sciocche domande, migliore. I nostri confindustriali sono davvero generosi. Ogni quattro anni infatti fanno a gara per diventare presidenti e se ne danno di santa ragione.
Quest'anno hanno cambiato le regole per diventare boss. Hanno mantenuto una bella tradizione: il buon samaritano viene scelto da dei saggi. Fino a qualche anno fa i saggi erano ex buoni samaritani, oggi non più. Questi saggi individuano il possibile presidente che abbia un po' di consenso tra gli associati. Ma questa è gente seria. Per avere consenso non devono fare dichiarazioni sui giornali o andare in televisione, anzi non devono proprio presentare il programma della bontà. Questo si presenta solo quando i saggi hanno deciso chi deve concorrere sulla base di un consenso associativo che non si capisce bene su quali basi si sarebbe dovuto formare. Sì lo so bambino mio non hai capito niente: ma queste sono cose da grandi.Siccome in questo contesto paradisiaco c'è qualche Macchianera (copyright Stefano Livadiotti, massimo esperto del settore) sui giornali (che devono pure campare) escono indiscrezioni su chi sta con chi. I giornalisti, compreso chi scrive, caro bambino mio, hanno tutti un padrone che in genere è pure iscritto in Confindustria.
A ciò si aggiunga che la medesima Confindustria in un gesto di estrema generosità ha voluto fondare, poi far crescere, e infine quotare in Borsa per potere condividere con tutti, un suo prestigioso foglio, chiamato Sole24Ore. Insomma i giornalisti che scrivono di Confindustria non solo hanno un padrone, ma sono sempre alla ricerca di uno nuovo. E dunque scrivono e scrivono con il ditino sulla tastiera che gli trema. Ad ogni cambio di Confindustria nel palazzone dell'Eur sono molto nervosi. Imprenditori che fatturano centinaia di milioni di euro corteggiano l'ultimo voto di Bergamo con aziende da 30-40 milioni che non avrebbero incontrato neanche da Vittorio. La Confindustria è democratica: una testa un voto. A ciò si aggiunga che un po' di teste e dunque un po' di voti sono di aziende in cui comanda il Governo (anche se non si dovrebbe essere così tranchant) come l'Eni, l'Enel, le Poste o le Ferrovie dello Stato. Voi direte poca roba.
Mica tanto, l'ultima volta Giorgio Squinzi ha vinto di misura sul contendente Bombassei, proprio perché all'ultimo sono arrivati i decisivi voti dell'Eni. È un bel giochetto vero? E poi pensa, caro bambino mio, se dovessi diventare vicepresidente il premier ti porterà in giro per il mondo con il suo bel nuovo aeroplano, ti farà vedere cose che voi umani Ovviamente anche a questo giro ci sono due contendenti sul filo di lana: Boccia il piccolo vs Vacchi il bolognese. Lo stuolo di comunicatori, Macchienere e professionisti della Confindustria lanciano queste parole d'ordine. Boccia, from Campania, è un piccolo imprenditore, gran conoscitore della macchina dell'Eur e appoggiato dai manovratori e dagli attuali vertici. Vacchi, un big del settore metalmeccanico, ha fatto contratti aziendali troppo avanzati, ha l'appoggio di quei comunistoni della Fiom ed è troppo amico di Prodi. Boh. Nel frattempo a mettere insieme i voti che gli uni e gli altri si attribuiscono si contano circa trecento elettori contro i 197 che sono quelli veri. E per l'Italia girano più vicepresidenti in pectore che Fiat Panda. Caro mio bambinetto la cosa sembra complicata, ma in fondo è semplice.
Per fare del bene a questo Paese c'è chi come Boccia è sponsorizzato dai soliti che hanno gestito il Palazzone negli ultimi anni e chi come Vacchi, da semi-outsider, vuole provare a cambiare le carte in tavola. Per fortuna che tu non voti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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