La guerra su Premium continua. Nella conference call che ieri ha chiuso il cda di Vivendi, l'ad Arnauld de Puyfontaine ha detto che gli attacchi mediatici di Mediaset e Fininvest «sono dannosi per l'immagine» del gruppo francese. Non solo, il Biscione avrebbe presentato conti della pay tv non veritieri. La risposta di Mediaset non si è fatta attendere ribadendo, per l'ennesima volta, che «il contratto dell'8 aprile non è un preliminare ma un testo definitivo e i dati consegnati a Vivendi, oltre un mese prima della firma, erano del tutto veritieri». Inoltre, specifica il comunicato, «non c'era alcuna discussione il 25 luglio quando Mediaset ha ricevuto la lettera del voltafaccia di Vivendi». Non solo. L'aggravante è stata la procedura aperta presso l'Antitrust Ue. Mediaset infatti ha scoperto solo ieri che Vivendi ha presentato il dossier alla commissione. «Senza peraltro condividere con noi, in palese violazione di quanto previsto dal contratto, le informazioni fornite». Il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi ha anche specificato che il termine del 30 settembre, data entro la quale il contratto dovrà essere onorato, è prorogabile nei casi previsti. Secondo Vivendi invece, se non arrivasse il via libera della Ue, il contratto sarebbe nullo. E anche sulla data della prima udienza della causa i conti non tornano. Per Mediaset quella fornita da De Puyfontaine, il 27 febbraio 2017, riguarda i termini di legge. «Ci adopereremo con ogni mezzo - spiega sempre il comunicato - per accelerare la discussione e la decisione della vertenza».
Quanto a Fininvest, la holding che controlla Mediaset ha ribadito di aver assunto le proprie determinazioni solo dopo che Vivendi ha deciso di non onorare il contratto. «É incredibile - si legge in una nota - che Vivendi adesso indossi i panni del danneggiato».
Parigi intanto deve fare i conti anche le perdite di Canal Plus (potrebbero sfiorare i 400 milioni) che hanno trascinato al ribasso gli utili semestrali. Dimezzati i profitti a 911 milioni, che però l'anno scorso avevano beneficiato di plusvalenze, in calo dell'1% il fatturato a 5 miliardi. Sul fronte delle possibili alternative ci sarebbe l'operazione immaginata dal banchiere francese, nonchè ex ad di Vivendi Universal, Jean Marie Messier, che ipotizza l'ingresso di Orange in Canal Plus e in Telecom Italia di cui Vivendi è il maggior azionista con il 24,4%. L'ipotesi, che qualcuno ha definito «non assurda», è stata comunque smentita sia da Orange he da Vivendi. Certo è che il patron di Vivendi, Vincent Bollorè, e l'ad di Orange Stephane Richard si sono incontrati più volte e i contenuti di Canal Plus farebbero comodo a Orange. Mentre, per quanto riguarda Telecom, la società transalpina non ha mai fatto mistero del suo appetito per l'Italia. La trattativa però è in salita.
L'ex France Telecom è partecipata dalla stato francese che ha già fatto fallire l'alleanza con Bouygues, su cui aveva lavorato Richard sempre in coppia con il suo amico Messier.
Il governo però aveva messo condizioni inaccettabili e certamente non sarà tenero con Bolloré, qualificato come «Catto fondamentalista» (va a messa tutte le domeniche) e «pirata» dal premier francese Hollande in un recente libro.
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