Economia

"Sul web storie delle aziende per raccontare il saper fare del made in Italy calzaturiero"

Il presidente dei giovani di Assocalzaturifici, Gilberto Ballin: "Nuovi modelli di comunicazione per raccontare il nostro saper fare all'estero con story telling delle imprese e dei prodotti made in Italy ". L'assemblea dell'assozione dedicata a "communication in action"

"Sul web storie delle aziende per raccontare il saper fare del made in Italy calzaturiero"

Communication in action per spingere il made in Italy della calzatura italiana sui mercati consolidati e su quelli emergenti attraverso nuovi modelli di comunicazione per le aziende manifatturiere. Il focus che il Gruppo Giovani di Assocalzaturifici ha messo al centro dell’assemblea annuale che si è svolta nei giorni scorsi, riflette bene due necessità e urgenze che gli imprenditori - ma non solo loro - mettono al centro di iniziative in grado di far correre un passo avanti rispetto alla concorrenza promozione e commercializzazione delle calzature.

La prima è quella è quella di comunicare il valore del nostro “saper fare” legato all’accessorio moda, uno dei settori di punta dell’export dell’economia italiana, la seconda è quella di sfruttare fino in fondo le potenzialità offerte dalla rete, dal web, per veicolare con efficacia a clienti e consumatori finali questo messaggio che si lega strettamente alla qualità, allo stile, alla riconoscibilità che rendono unici i prodotti e brand italiani, soprattutto quelli delle Pmi.

“A noi giovani imprenditori viene naturale affrontare i tema della comunicazione sul web e dei nuovi modelli da adottare - spiega Gilberto Ballin, presidente dei giovani di Assocalzaturifici -. Il mondo della comunicazione è in continua evoluzione e influenza sempre di più il racconto del valore che sta dietro ai prodotti, in particolare quelli del made in Italy. Pensiamo che le aziende debbano imboccare con decisione questa strada, guardando al futuro, alle opportunità offerte dal mercato globale perché è riduttivo parlare genericamente di mercati esteri. Il ragionamento è preciso: dalle nostre aziende escono prodotti unici, apprezzati nel mondo, siamo in grado di anticipare e spesso di imporre linee e tendenze di stile, riusciamo ad essere competitivi nel rapporto qualit-prezzo nei diversi segmenti della scarpa che abbiamo imposto come componente del sistema moda, accessorio sempre più importante e desiderato - prosegue Ballin - ma questo non basta. Dobbiamo andare oltre, non si tratta più di essere semplicemente presenti su Internet, ma di conversare con gli utenti, che sono allo stesso tempo clienti e fruitori sempre più esperti del web e dei canali social, seguendo tutti i passaggi in rete fino alla fase finale della vendita, che sia on o off line. In particolare questo vale su scala internazionale, con potenziali clienti certamente interessati al made in Italy, ma che hanno bisogno di un nuovo racconto del prodotto”.

Il concetto attorno a cui ruota il nuovo modello di comunicazione è questo: la story telling. “I canali pubblicitari tradizionali usati negli ultimi decenni non sono più visti positivamente, hanno meno freschezza e immediatezza anche rispetto alle esigenze del mercato, ai tempi della presentazione delle nuove collezioni - spiega il presidente dei giovani di Assocalzaturifici - mentre il web ci consente di farci conoscere in tempo reale, senza confini e soprattutto di poter verificare l’efficacia delle azione attraversi fillback puntuali, cosa che non è possibile avere se non si attiva un canale web e lo si struttura in modo moderno con un tipo di modello diverso. Che è quello dello story telling aziendale, il racconto di quello che un’azienda è fatto attraverso la sua storia, quali sono le sue radici, come nasce, la sua capacità di creare e innovare, la sua creatività, i valori che esprime nella manifattura attraverso idee e uomini. E’ la forza delle nostre imprese, il valore che distingue il made in Italy nel mondo e lo rende riconoscibile, diverso e desiderato. Questa è strada da percorrere per consolidare la nostra capocità di essere unici nel panorama mondiale. C’è un modello a cui dobbiamo guardare, quello del vino: dopo anni di decadenza, nuove regole, alleanze fra produttori che hanno fatto squadra, hanno portato la produzione vinicola italiana a essere la prima al mondo…”.

“Conosciamo bene le difficoltà del mercato interno, depresso da anni e se la sfida più importante è quella di crescere sul mercato globale dobbiamo dobbiamo preparaci ad affrontarla al meglio raccontandoci grazie al web e ai suoi canali, in particolare anche quelli social. Insomma è un invito, come imprenditori, a fare la nostra parte per valorizzare il made in Italy, il nostro vero patrimonio. Alla politica - conclude Gilberto Ballin - chiediamo sostegno e azioni concrete a tutela del made in Italy, in particolare servono regole più precise e stringenti in Italia e che, a livello europeo, si concluda positivamente la battaglia per l’etichettatura made in dei prodotti. La battaglia che ci vede impegnati da anni assieme a Confindustria è quasi vinta, manca l’approvazione finale che spettata alla nuova Commissione e mi auguro che con il semestre italiano a guida Renzi si metta chiuda definitivamente questa importantissima partita”.

Secondo l'Internet Export Report Google-Doxa, la domanda mondiale di prodotti made in Italy è cresciuta del 4,1% e nel corso del 2013 le esportazioni di beni a marchio italiano hanno fatto guadagnare oltre 68 miliardi di euro. La chiave del successo sta nel saper valorizzare la propria identità, scegliendo per il proprio marchio il canale capace di aprire più opportunità. Ad esempio, l'e-commerce è un mezzo che permette anche alle piccole e medie imprese di raggiungere un bacino di utenza elevatissimo, variegato e internazionale, senza intermediazione.

Temi al centro dell’assemblea introdotti e coordinati da Ivano Scolieri, owner Inventrix, per aiutare a capire quali sono le scelte, i linguaggi e i nuovi territori della comunicazione da esplorare. Interessanti gli interventi del conduttore televisivo Carlo Massarini sul tema “Comunicare è far partecipare” e di Andrea Bellomo, creative director Bee Free, che ha proposto un’importante riflessione sul Corporate Storytelling e su come le imprese possono raccontare la loro storia nel 2014, nel modo giusto e più coinvolgente. Vanessa Belleau, responsabile progetti speciali Wgsn ha invece presentato tre casi chiave per spiegare come la comunicazione digitale può “provocare” il successo di un brand e Stefano Scapin, regional vice president di Groupon, ha offertoun esempio molto conosciuto e di successo di innovazione e comunicazione delle aziende e dei loro prodotti, analizzando lo strumento del coupon digitale come nuova leva di business per le aziende in chiave di commercializzazione.

"Le imprese devono acquisire nuovi linguaggi: non si tratta di un processo accessorio ma di una scelta strutturale per l’azienda - sottolinea Siro Badon, vice presidente di Assocalzaturifici -. Web, e-commerce, social network, comunicazione digitale: sono tutti elementi che si stanno evolvendo rapidamente cambiando il modo di raccontarsi delle aziende. Abbiamo prodotti di altissima qualità: ora la sfida è entrare nei nuovi flussi di comunicazione per raccontare prodotti e storie in modo corretto. Non si può più sottovalutare questo aspetto: è ormai ora, soprattutto per le piccole e medie imprese, di occuparsi in modo nuovo e strutturale di comunicazione e di renderla azione.

Si tratta di riflessioni che il Gruppo Giovani dell'associazione porta avanti da molto tempo e che tutta Assocalzaturifici assimila con attenzione”.

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