Ed ora Malpensa riparte da Lufthansa

(...) è già all’opera e, con un governo finalmente amico, l’impresa non dovrebbe essere impossibile.
In secondo luogo, l’accordo dimostra che Lufthansa, da sempre considerata una alternativa ad Air France anche in virtù della sua partecipazione ad Air One (e della proprietà di Air Dolomiti, finora modesta realtà regionale ma ora trasformata in una specie di avanguardia per la conquista del mercato italiano), giocherà comunque un ruolo importante nella complessa vicenda del trasporto aereo del Bel Paese. Non si sa ancora quali rotte andranno a servire i sei aerei in arrivo l’anno venturo: probabilmente subentreranno nelle più redditizie tra quelle abbandonate da Alitalia. Ma è certo che, se l’esperimento avrà successo, la presenza tedesca nell’hub (o, allo stato attuale, ex hub) lombardo si espanderà ulteriormente. Sempre che Lufthansa non esca dal suo attuale riserbo e finisca con il diventare il partner industriale della «nuova» (per ora solo ipotetica) Alitalia.
Infine, questo accordo è una specie di rivincita di Milano e della Lombardia su coloro che, annidati nei palazzi romani, hanno sempre considerato Malpensa una cattedrale nel deserto e, ignorando la realtà del mercato - hanno creduto di potere salvare Alitalia abbandonandola a favore di Fiumicino.

Mentre Alitalia ha bisogno di un prestito ponte di 300 milioni solo per sopravvivere qualche altro mese - che ai contribuenti del nord non piace affatto - Sea ha chiuso ancora il bilancio in attivo e si sta attrezzando per superare la crisi. Chi ha deciso di investire nelle infrastrutture complementari all’aeroporto non si sta tirando indietro. Avanti così, e ancora una volta la città dovrebbe farcela, alla faccia di chi pensava di voltarle le spalle.

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