Edith Wharton, diario di bordo con sentimento

«Una crociera nel Mediterraneo» è il resoconto del viaggio avventuroso che la scrittrice fece a 26 anni, nel 1888

Con tutto il parlare che si fa di vacanze intelligenti, prima di affrontare un viaggio nelle isole greche sarebbe interessante leggere Una crociera nel Mediterraneo, di Edith Wharton (Archinto, pagg. 203, euro 14,50). È un resoconto tutto da godere, tanto documentato e preciso da aver suscitato, a suo tempo, l’ammirazione del poeta e scrittore Paul Bourget: «Edith ha letto tutto, capito tutto, con un vigore culturale che potrebbe far vergognare l’intera confraternita letteraria parigina». Dopo tanti elogi, però, non riesce a trattenere un moto d’invidia: «Almeno ci fosse una lacuna, un errore, un unico e solo errore!». Invece no, questo diario di viaggio è tanto preciso che ancor oggi potrebbe rappresentare una guida preziosa se isole, coste e paesi non fossero diventati terra di conquista del turismo di massa.
La scrittrice, ventiseienne, ha la fortuna e lo spirito d’avventura di partire nel 1888 da New York per Algeri e qui imbarcarsi su un panfilo, il «Vanadis», con quattordici marinai di equipaggio e due cuochi. Ci sono ampie camere da letto, bagni, un salone con tavoli basculanti e librerie alle pareti. In coperta uno spazio fornito di sedie a sdraio consente di stare all’aperto se c’è bel tempo, ma dal 17 febbraio al 7 maggio, tanto è durato il viaggio, ci sono stati parecchi acquazzoni di primavera.
Accompagnano la scrittrice Teddy Wharton, il marito, e un amico con il quale dividono le spese, James Van Alen. Tutti e tre sono abbienti ma la crociera costa 10mila dollari e gli sposi per quei tre mesi di viaggio impegnano la rendita di un anno intero. Un’eredità inaspettata consentirà poi alla coppia di pareggiare il bilancio e quell’avventura tanto desiderata sarà ricordata da Edith molti anni dopo come «la meraviglia suprema della mia vita». E dev’essere stata una vera e propria meraviglia se da Malta ad Agrigento (con giro della Sicilia), da Corfù a Zacinto e poi su verso Atene, le isole Ionie e la Dalmazia, oltre al clima favorevole e all’incanto della natura i tre turisti hanno potuto visitare in completa solitudine preziosi siti archeologici e percorrere itinerari panoramici di assoluta bellezza, tant’è che sbarcati a Cefalonia «ci siamo accorti che per la gente del posto la vera attrattiva eravamo noi». Noi. Nello scrivere Wharton non fa mai nomi. Dal marito divorzierà quattro anni dopo.
Osservatrice acutissima, l’autrice non si dilunga in descrizioni dotte o noiose, ma sa rendere visibili, quasi li fotografasse, paesaggi, colori, vegetazioni. Non mancano però notazioni di carattere economico e sociale. Un esempio valga per tutti: arrivati lungo la costa dell’Albania, Edith (che ha tutta l’aria di essere l’organizzatrice del trio) decide di visitare il Montenegro e ordina una carrozza per Cetinje, la capitale dove vive, quindicenne, Elena, la futura regina d’Italia. Il viaggio, fra orridi e dirupi, dura nove ore. La miseria della popolazione, la modestia contadina del palazzo reale fanno scrivere a Edith: «La povertà del Montenegro è tremenda, e c’è qualcosa di desolato nell’aspetto di una città che non sfoggia nemmeno un caffè, un giardino, un luogo di divertimento. Ci sono vari Chargés d’affaires stranieri a Cetinje ed è un mistero come facciano a vivere lì senza essere indotti al suicidio. Abbiamo camminato lungo la triste via maestra e abbiamo visto un mercato dove donne cenciose mercanteggiavano pochi frammenti di cibo orribile». La mattina dopo si affrettano a ripartire.
Ben diverso, ovviamente, il soggiorno ad Atene. Lasciata la barca al Pireo, i viaggiatori si stabiliscono in albergo, il più bello della città, il «Grand Bretagne», e ogni giorno salgono all’Acropoli per ammirare il Partenone e l’Eretteo. «Da ogni lato la vista è splendida - annota la scrittrice - l’occhio spazia al golfo di Eleusi e ai monti azzurri di Egina. Ma ancor più bella è la scena di una notte di luna come quella che ci è toccata, quando i templi sembrano d’avorio e più in basso si stende Atene scintillante di centinaia di luci». Dopo tanto entusiasmo, una sola delusione farà irritare Edith. Sul Monte Athos è interdetta la presenza di ogni essere femminile, umano o animale che sia, e quando il panfilo attracca soltanto i due uomini possono scendere. Indomita, convinta di trovare una scappatoia, la giovane si fa portare dalla lancia torno torno alla costa, ma appena si avvicina alla riva un nugolo di tonache nere le sbarra minacciosa la strada. «Qui non possono vivere nemmeno le galline - annota - le uova arrivano da un’altra isola».
Queste memorie di viaggio, scoperte negli anni Novanta, non sono dedicate a eventuali lettori, come sarebbe ovvio pensare, ma sono state trovate per caso dalla studiosa Claudine Lesage mentre frequentava la biblioteca municipale di Hyères per compiere ricerche su Conrad.

Come mai? È probabile che l’autrice di L’età dell’innocenza e La casa della gioia, pubblicate tardi, dopo i quarant’anni, abbia considerato le sue memorie opera troppo giovanile, o «meraviglia» tanto personale da non condividere con nessun altro.

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