Effetto serra, la ricetta dell’Onu: «Restano otto anni per fermarlo»

La lotta al riscaldamento della Terra costerà lo 0,12% del Pil mondiale

da Milano

Per la sopravvivenza del pianeta basterebbero poche rinunce, come tagliare gradualmente dal 2015 le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera e contenere entro i due gradi il riscaldamento globale del pianeta. Un «sacrificio» che costerebbe all’umanità soltanto lo 0,12% del Pil mondiale e che eviterebbe il disastro climatico.
È la ricetta che gli esperti dell’Ipcc - il comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici - riunito a Bangkok per il vertice sul clima voluto dalle Nazioni Unite, ritengono assolutamente necessaria per garantire un futuro alla Terra. La catastrofe annunciata, sostengono, si può evitare ma il tempo che resta è poco. Venti, trent’anni al massimo, poi l’aumento della temperatura dovuto all’effetto serra provocherà lo scioglimento della calotta polare e questo creerà un’alterazione di tutte le zone climatiche del pianeta.
Tocca ai governi impegnarsi, fissando nuovi limiti di CO2 nell’aria. In pratica, le emissioni mondiali di gas serra devono decrescere dal 2015 se si vuole mantenere l’aumento della temperatura media del pianeta tra i 2 e i 2,4 centigradi. Inoltre, dicono gli esperti, perché il clima rimanga entro i limiti di sicurezza, le emissioni di CO2 dovranno essere tagliate tra il 50 e l’85% entro la metà del secolo. I 400 esperti delegati dai governi di 120 paesi, si sono dunque accordati su un testo di sintesi di una ventina di pagine in tutto, da consegnare ai politici.
Immediate le reazioni europee al documento. Il rapporto degli esperti Onu «conferma che riduzioni significative di gas serra sono essenziali e urgenti – ha affermato Stavros Dimas - commissario Ue all’Ambiente. Del resto le tecnologie e le politiche per arrivare a questi tagli esistono e quindi non ci sono scuse per attendere» . Anche gli ambientalisti sostengono che bisogna accantonare le scuse e mettersi al lavoro. In Italia l’appello all’azione urgente parte da Wwf, Legambiente e Greenpeace. «Ora è il turno dei politici - ha detto Michele Candotti, Segretario generale del Wwf Italia devono agire e non limitarsi a parlare. I veri nemici del clima sono i gas serra e l’aria fritta». Per Francesco Tedesco, responsabile di Greenpeace «più si prolunga l’inazione, maggiori diventano i rischi». Gli fa eco Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente che invoca «la riduzione dei consumi di petrolio e carbone, il risparmio energetico e il potenziamento delle energie pulite, come il solare e l’eolico. È tempo di passare dagli allarmismi all’azione». Il ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio invoca invece «un piano Marshall mondiale per la riconversione ecologica dell’economia.

Tutti gli stati del mondo devono sottoscrivere accordi vincolanti per dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2050». Più cauto il responsabile della Protezione civile, Guido Bertolaso: «Essere catastrofisti in fatto di clima non serve, così come essere minimalisti. Il cambiamento del clima può essere corretto».

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