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«Le elezioni in Afghanistan una delusione»

Il presidente Barack Obama è «scettico» sul fatto che l’invio di rinforzi in Afghanistan possa fare una differenza nel successo della guerra. Il presidente ha utilizzato il blitz televisivo di ieri (cinque interviste a Cnn, Abc, Cbs, Nbc e alla rete in spagnolo Univision) per parlare di riforma sanitaria, economia, e per mandare messaggi di politica estera. Per la prima volta il presidente ha espresso pubblicamente dubbi sulla regolarità delle elezioni del 20 agosto a Kabul. La consultazione «non si è svolta bene come avevo sperato e lo scrutinio delle schede in alcune regioni pone problemi seri», ha dichiarato. «Sono state segnalate frodi, una cosa che sembra molto grave», ha aggiunto. Poi ha fatto sapere che approverà la richiesta di rinforzi solo nel quadro di una strategia chiara di lotta ad al Qaida. «Finché non sarò convinto che abbiamo la strategia giusta non metterò in pericolo la vita di giovani uomini e donne più di quanto già facciamo». Non mi interessa stare in Afghanistan per il fatto di stare in Afghanistan, o per mandare il messaggio che l’America è lì in eterno», ha detto Obama.
Il comandante americano a Kabul, Stanley McChrystal, sta preparandosi a chiedere alla Casa Bianca l’invio di decine di migliaia di soldati - 40 mila secondo indiscrezioni - ma Obama ha detto che il criterio di scelta sarà stabilire «se mandando più uomini al fronte otteniamo l’effetto di rendere l’America più sicura da al Qaida», ha detto Obama criticando l’atteggiamento dei militari che hanno «la naturale inclinazione» a ritenere che l’impiego di più truppe sia la risposta a qualsiasi problema. Obama ha però smentito le indiscrezioni secondo cui la Casa Bianca avrebbe chiesto a McChrystal di frenare sulla richiesta di rinforzi. Secondo il presidente gli Stati Uniti devono recuperare lo scopo originario della guerra che «per molti anni ha perso di vista il vero obiettivo», la caccia a Osama bin Laden: «Se abbiamo una strategia generale che ci ricordi tutti i giorni che questo è l’obiettivo, avremo una chance migliore di catturarlo, ammazzarlo e tenere al Qaida in scacco», ha detto Obama. Nei suoi interventi di ieri, in cui non ha mai menzionato una sola volta l’Iraq, il presidente è apparso così determinato a evitare «derive strategiche» della missione che a un certo punto, parlando con la Cbs, è apparso escludere qualsiasi coinvolgimento americano in operazioni di pace che non abbiano un diretto impatto sulla sicurezza degli Stati Uniti: «L’unica ragione per cui mando un soldato in giro per il mondo è se giudico che il suo dislocamento sia necessario alla nostra sicurezza». Obama aveva messo la guerra in Afghanistan al centro della sua politica estera durante la campagna elettorale e una volta insediato alla Casa Bianca ha disposto l’invio di altri 21 mila uomini in vista delle elezioni del 20 agosto scorso: entro la fine dell’anno saranno 68 mila i soldati statunitensi inquadrati nella forza Isaf.

Inoltre, in questi giorni sta partendo per Kabul un nutrito contingente di esperti di intelligence in funzione anti-Talibani, nel quadro di un potenziamento che porterà il numero di agenti Cia e delle altre agenzie di intelligence Usa ai livelli della presenza in Iraq o in Vietnam a suo tempo.

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