Anna Maria Greco
da Roma
Sulla bioetica oggi lUnione si trova di fronte il suo primo scoglio parlamentare. Non una, ma due mozioni della Casa delle libertà chiedono al ministro Ds dellUniversità e della Ricerca, Fabio Mussi, di tornare sui suoi passi quanto al ritiro della firma dalla Dichiarazione etica Ue sulla ricerca delle cellule staminali. Ci sarebbe tempo fino al 20 giugno e nellaula del Senato Gaetano Quagliariello (Fi) e Alfredo Mantovano (An), firmatari di uno dei documenti e i due Udc Rocco Buttiglione e Maurizio Eufemi, che hanno presentato laltro, insisteranno per una discussione urgente e il voto entro giovedì 15, quando la questione sarà affrontata a Strasburgo dallEuroparlamento.
Nel pomeriggio della stessa giornata, di fronte alle commissioni riunite Sanità e Istruzione di Palazzo Madama, lo stesso Mussi e la collega Livia Turco, ministro della Sanità, spiegheranno che è «corrispondente agli indirizzi collegiali del governo» la decisione di ritirare la firma dellItalia dalla Dichiarazione etica, sottoscritta nel novembre 2005 con Germania, Polonia, Austria e Slovacchia. Il ministro Giuliano Amato, come presidente della nuova Commissione etica voluta da Romano Prodi, sta lavorando per argomentare questa sintonia.
Se è così, lesecutivo non ha nessuna intenzione di fare marcia indietro, sconfessando Mussi. Ma deve vedersela con le divisioni interne e in particolare con la Margherita, che guida i cattolici scontenti delliniziativa anche negli altri partiti. La maggioranza sembra comunque intenzionata a rinviare ogni decisione e per ora i senatori Dl tengono nel cassetto una loro mozione che ha già una decina di adesioni. «Ascolteremo i ministri Turco e Mussi - dice la Dl Paola Binetti -, se saremo soddisfatti delle loro risposte bene, altrimenti presenteremo un documento da votare che esprime le nostre posizioni. Il governo sa che cosa ci aspettiamo e quali sono le nostre critiche sul metodo e sul merito della questione». Parla per i senatori della Margherita che fanno parte del gruppo bipartisan «Persona e bene comune». Quello che sta sullo stomaco a molti nellUnione. E infatti Gloria Buffo dei Ds attacca duramente la Binetti, dicendo che «in Italia non cè alcun bisogno di una riedizione del Santuffizio, né di «soldati e soldatesse della morale cristiana».
Accusa poi la senatrice, già presidente del Comitato Scienza e Vita, di «scomunicare ogni giorno un ministro e dettare le sue condizioni per tenere in piedi la maggioranza di governo». Roberto Villetti della Rnp rincara la dose: «È unanomalia del tutto italiana che nel Parlamento si sia creata una vera e propria lobby vaticana». E per il ministro Prc della Solidarietà, Paolo Ferrero, bisogna evitare «gli integralismi» e i condizionamenti dal Vaticano. La Ds Barbara Pollastrini, ministro delle Pari opportunità, condivide le ragioni di Mussi e rilancia la proposta di Piero Fassino e Dario Franceschini di aprire un Tavolo dellUnione per ragionare su eventuali modifiche della legge 40. È proprio quello che la Binetti e gli altri non vogliono. Pur ammettendo che lItalia non potrà incidere sulle decisioni comunitarie per i progetti di ricerca finanziati dallUe dal 2007 al 2013 e assicurando che sinchinerà al voto della maggioranza in Parlamento, la senatrice sottolinea: «Per noi sarebbe già un risultato di alto profilo politico che il governo garantisca l'applicazione della legge 40, che vieta la ricerca sulle cellule embrionali».
Il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, che ha firmato la mozione Udc, denuncia «una dura campagna di intimidazione nei confronti dei cattolici della Margherita». Che criticano Mussi anche per la sua decisione unilaterale. Il ministro risponde che Letizia Moratti, quando era al suo posto, decise «nel 2005 in totale autonomia la posizione dellItalia sulla Dichiarazione etica». Unaffermazione contestata da Mantovano, secondo il quale invece la Moratti ha interpellato prima il governo e ha recepito il parere del Comitato nazionale di bioetica. Due cose che Mussi non ha fatto.
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