Gianluigi Nuzzi
Si chiama Maria la splendida giovane venezuelana che senza volerlo ha portato sangue e morte nel viaggio di nozze a Los Roques dei fiorentini Elena Vecoli e Riccardo Prescendi. È per lei, promessa e mancata sposa di un agente dei servizi segreti venezuelani, che sarebbe partita la spedizione punitiva di tre balordi da Caracas. Raggiunto l'arcipelago mercoledì sera, il commando avrebbe atteso notte fonda per entrare nella posada Lagunita, salire al primo piano, aprire la porta della stanza padronale, dove in genere riposa il titolare Andrea Piccinni. E quindi picchiare selvaggiamente la coppia italiana vittima di un errore di persona. Elena e Riccardo sono stati pestati e legati mani e piedi con filo elettrico. Elena, legata in modo tradizionale mentre Riccardo è stato incaprettato destino riservato a chi per la mala compie uno sgarro.
La banda è subito ripartita per la capitale con un motoscafo, intestato a un operatore turistico e attraccato al porticciolo di Granroque, e quindi abbandonato sulle spiagge bianche tra l'aeroporto di Caracas e le favelas di cartone e fango che assediano la metropoli. Un testimone oculare della fuga, sentito dal Giornale, racconta infatti di aver notato prima dell'alba almeno due sconosciuti salire sulla barca e partire a pieni motori. L'imbarcazione è stata ritrovata venerdì alla deriva e passata al setaccio dalla Guardia Nacional. Si tratta di un furto troppo insolito nella pace che caratterizza Los Roques per non ricollegarlo all'omicidio della giovane fiorentina in viaggio di nozze nell'arcipelago. Per questo la Guardia Nacional ha raccolto le impronte ritrovate sul natante. E identificato tre soggetti, due pregiudicati della zona di Vargas, che potrebbero aver partecipato al feroce pestaggio e quindi alla morte per soffocamento della donna. I tre sono ricercati ma prima di arrestarli si vorrebbe sottoporli già lunedì o martedì a un confronto all'americana per vedere se Prescendi li riconosce.
Insomma, anche questi elementi fanno ritenere che si tratti di un errore di persona in un pestaggio finito con un omicidio. Sembra infatti che il gruppo volesse dare solo una lezione agli occupanti della camera di Piccinni. Altrimenti non si capisce perché la donna sia stata legata.
Gli inquirenti, sia i carabinieri di Firenze sia la polizia di Caracas, stanno quindi scavando nel passato di Piccini e ricostruendo i suoi ultimi spostamenti. Il titolare della Lagunita aveva stretto una relazione con una ragazza di Caracas che, secondo quanto affermato da alcuni amici dell'uomo, era promessa sposa a un «big boss dei servizi segreti o ex appartenente alla sicurezza nazionale». Piccinni nel suo interrogatorio agli investigatori dell'Arma invece ha ridimensionato il ruolo di quest'uomo sostenendo che si trattava solo di uno spasimante. Ma il dato non converge con quanto raccolto sull'isola. Sembra infatti che la relazione tra Piccinni e la donna avesse gettato nello sconforto il rivale, questo super-poliziotto. Al punto che sarebbero iniziate delle minacce sempre meno velate.
Sta di fatto che a metà gennaio Piccinni rientrando nel suo appartamento in un quartiere borghese di Caracas, dopo una festa, è stato aggredito e picchiato. Ricoverato in ospedale e dopo dieci giorni di coma indotto, l'uomo si è ripreso. Ma non ha mai presentato denuncia contro i suoi aggressori. Li conosceva? Proprio Piccinni mentre era in ospedale avrebbe ricevuto la telefonata da parte di un familiare del «rivale in amore». Un segno che può avergli tolto dubbi sul mandante di questa prima missione punitiva. Passa un mese e a marzo il titolare della Lagunita decide di lasciare la venezuelana. Le settimane corrono veloci, tutto sembra tornare alla normalità, ma a luglio la situazione tra la donna e Piccinni ancora non sembra così chiara, almeno per lo spasimante locale dalle amicizie potenti. Piccinni torna in Italia con un rientro in classe business per Caracas fissato per il 25 settembre.
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