«Un errore estendere la licenza di polizia a chi non ha concessioni»

L’intervento dell’on. Antonio Di Pietro sui giochi ha provocato varie reazioni. Di grande interesse quella dell’avvocato Stefano Sbordoni, storico esperto del settore: «Mi sembra che il leader dell’Italia dei Valori, partendo da premesse inconfutabili – le stesse sulle quali si muove lo Stato attraverso l’Amministrazione competente, seppure corredate di dati non veri (100 miliardi di raccolta?) e da assunti catastrofici - cada in contraddizione. Mi riferisco in particolare al punto in cui, affermando esserci un rischio criminalità, sostiene che la licenza di polizia, baluardo effettivo per quella lotta in questo settore, debba essere data a tutti, anche a soggetti esteri privi di concessione. Forse c’è un po’ di confusione alla base, ma sono certo che le consolidate competenze di Aams e del settore saranno in grado di fare chiarezza».
In un dossier messo a punto con la collega Claudia Riccheti, l’avvocato Sbordoni ha criticato la relazione della Commissione parlamentare di inchiesta «sui profili del riciclaggio connesso al gioco lecito e illecito» proprio in merito alla modifica dell’art. 88 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Riportiamone i passi più interessanti.
«Al momento la licenza di polizia attiene unicamente ai requisiti del titolare di un esercizio pubblico e non a quelli del soggetto che organizza e gestisce il servizio. Per tale motivo è accessoria e collegata necessariamente alla concessione. Invece, secondo le indicazioni della Commissione antimafia, la licenza verrebbe estesa: 1) ai soggetti che gestiscono, anche telematicamente, concorsi pronostici o scommesse di qualsiasi genere, compresi gli intermediari di società anonime ovvero con sede ubicata all’estero; 2) alle società con sede all’estero operanti sul territorio italiano senza intermediari, in cosiddetto regime di libera prestazione. In altre parole la modifica così formulata riconoscerebbe alle società estere, costituite in altri stati membri, la facoltà di organizzare e gestire le scommesse sul territorio italiano previo esame dei bilanci e rilascio della licenza di polizia.
«L’intervento suggerito dalla Commissione, fa l’altro ribadito nella proposta di legge, si basa su una presunta incompatibilità della nostra normativa con i principi del Trattato Europeo. Ma la Corte di Giustizia, con la sentenza del marzo 2007, ha ribadito la legittimità del sistema italiano, fondato sulla concessione, e ha riconosciuto l’assoggettamento obbligatorio da parte dei titolari di esercizi pubblici ad una autorizzazione di polizia, subordinata al possesso di una concessione, per poter esercitare la raccolta delle scommesse.

Come se non bastasse, oltre a non sortire alcun beneficio in materia di contrasto al fenomeno del riciclo di denaro sporco, la proposta della Commissione antimafia produrrebbe effetti devastanti sull’intero sistema di controllo e gestione del gioco in Italia, fondato proprio sugli istituti della concessione e della autorizzazione di polizia. E poi nel nostro ordinamento sono già contemplate misure adeguate per contrastare il fenomeno dell’antiriciclaggio nel settore dei giochi e delle scommesse. Basta applicarle con rigore».

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