Ersilia, la ninfa infedele adepta del dottor Freud

A Borgio Verezzi uno splendido «Rivestire gli ignudi» di Pirandello del geniale Manfré

Ersilia, la ninfa infedele adepta del dottor Freud

Quel teatrante bizzarro e geniale di nome Walter Manfré cui si devono quelle sconcertanti Confessioni dove a ogni spettatore era imposto il ruolo di un ministro di Dio asservito all'ascolto delle colpe degli interpreti, adotta ora un procedimento analogo nella sua versione di Vestire gli ignudi.
Tra le sue mani la pièce di un autore torturato dal fantasma del dottor Freud, si muta in una seduta analitica di gruppo destinata ad un exitus mortale. Nella tana dello scrittore Ludovico Nota vegliata dall'affittacamere Onoria che amministra una giustizia sui generis, si celebra infatti un drammatico processo a porte chiuse.
Con la vittima consenziente Ersilia Drei, una falsa vergine con impulsi suicidi che, mentendo a se stessa e a chi la circonda, incoraggia alla propria immolazione ben tre carnefici. I quali, tra pentimenti e recriminazioni di comodo, si apprestano a vivisezionarla in nome della morale borghese. Quella che Pirandello disprezzava sulla carta nonostante ne fosse, nella vita, l'integerrimo custode. Nella scena spartana di Andrea Taddei che scompone il salotto in una serie di quinte precarie governate fuori campo dall'occhio di una macchina da presa che proietta nel macabro interno il fracasso omicida della strada, si compie così il rito propiziatorio del sacrificio di questa spuria Ifigenia. Prorompono dal fondo i candidi sbuffi di fumo dei film dell'orrore che annunciano a Ersilia l'apparizione del fantasma di quella bimba morta per la sua colpevole negligenza.
Mentre attorno a Vanessa Gravina, alla prova più difficile della sua carriera svolta con un rigore accademico ai limiti dell'astrazione, si respira l'atmosfera del Giro di vite di James dominata anche là da una governante incapace di salvare la creatura affidata alle sue cure.

Intanto, nel dibattito serrato di Manfré, sia il sulfureo deus ex machina di un grande Luigi Diberti che l'abbietto console del sadico Bruno Armando e l'affettato tenente di un Marco Marelli che pare uscito dal cinema dei telefoni bianchi diventano enigmatiche presenze che puzzano di zolfo. In una rilettura di grande impatto visivo che farà discutere a lungo.

VESTIRE GLI IGNUDI - di Pirandello Regia di Walter Manfré, con Vanessa Gravina. Festival di Borgio Verezzi.

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