
Si continua a indagare per omicidio sulla morte del critico fotografico Enrico Rebuzzini (nella foto). Ieri pomeriggio, al termine dell'autopsia, il medico legale ha dichiarato infatti di aver riscontrato sul cadavere del 74enne segni di asfissia anche se, per estrema cautela, si riserva la conferma definitiva sulle precise cause della morte dell'uomo tra qualche giorno, ovvero dopo l'esito degli esami di laboratorio.
Secondo i medici dell'ospedale Fatebenefratelli, dove il critico fotografico è spirato una settimana fa, la natura delle lesioni trovate sul collo, a prima vista sarebbero state compatibili con uno strangolamento. Il referto medico consegnato all'autorità giudiziaria parlava infatti di escoriazioni "multiple" e, soprattutto, citava una "lesione circonferenziale del collo", compatibile con un decesso per strangolamento appunto.
Rebuzzini è morto dopo essere stato trovato in fin di vita mercoledì scorso sul ballatoio del suo studio in via Zuretti. Ad allertare i soccorsi era stato il figlio dell'uomo, il 44enne Filippo, riferendo che il padre probabilmente si era sentito male e che lui lo aveva raggiunto nel suo studio preoccupato quando non gli aveva risposto al telefono.
L'aggiunta di Milano Bruna Albertini e la pm Maria Cristina Ria stanno coadiuvando l'inchiesta portata avanti dagli investigatori della sezione "Omicidi" della Squadra mobile guidati dal vice questore aggiunto Francesco Giustolisi e dal primo dirigente Alfonso Iadevaia.
Nei giorni scorsi in via Zuretti la pm Ria insieme agli specialisti della Scientifica avevano condotto in lungo sopralluogo a caccia di indizi, concentrandosi in particolare sulla ricerca dell'eventuale arma del delitto, o di oggetti utilizzati per compiere un gesto di
autolesionismo (corde o altro), ma non avevano rinvenuto nulla. Nelle stesse ore era stato effettuato quindi anche il test del luminol, il composto chimico abitualmente utilizzato per esaltare macchie di sangue lavate o cancellate.