Anche i cosacchi in Crimea "Siamo tornati per difendervi"

Solo una parte di questi pittoreschi eredi della tradizione militare russa è davvero in grado di combattere. DIARIO UCRAINO

Anche i cosacchi in Crimea  "Siamo tornati per difendervi"

Questo articolo è multimediale: le parti in blu fanno riferimento a video e foto esclusivi

Simferopoli - «Urrà, urrà, urrà» gridano in coro i soldati dell'esercito indipendentista, che hanno appena giurato fedeltà alla Crimea oramai staccata dall'Ucraina. In mimetica, anfibi e kalashnikov in pugno sono schierati davanti alla bandiera della penisola, che ha gli stessi colori di quella russa. Molti sono giovani decisi «a difendere la madrepatria». Altri hanno i capelli grigi e qualche chilo di troppo, ma scattano sugli attenti e marciano senza problemi. Fra le reclute pronte a giurare c'è anche una donna, che cerca di nascondere i capelli lunghi sotto il berretto militare.

Secondo il premier filo russo, Serghey Aksyonov, i volontari della «Forza di difesa nazionale» sono diecimila e daranno il cambio ai soldatini di Mosca in incognito che hanno occupato la Crimea. Per almeno un anno, il tempo necessario secondo l'autoproclamato capo del governo locale «per completare il processo di annessione alla Russia».

Serghey, che inquadra le reclute, ha il piglio del classico sergente di ferro, anche se sostiene di essere un civile prestato alla narodna samobarona, la difesa nazionale. «Non vogliamo combattere contro nessuno o versare il sangue di fratelli slavi, ma non abbiamo paura neppure della Nato» sostiene il corpulento sottufficiale.

Una recluta ventenne ripete, a gran voce, davanti al comandante il giuramento di fedeltà alla Crimea, che poi lo congeda con il saluto militare.

«Garantiremo la sicurezza del referendum di domenica affiancandoci alla polizia, ma senza armi - spiega il sergente di ferro - Per quanto mi riguarda penso che la soluzione migliore sia unirsi alla Russia».

Fra i nuovi militari dell'esercito di Crimea c'è anche uno spagnolo nato in Unione Sovietica. I nonni di Alejandro avevano combattuto nelle Asturie contro le truppe di Franco. Una sua parente, Aida De La Fuente, è un'eroina della guerra civile. I nonni sconfitti fuggirono a Mosca e Alejandro è nato in Crimea. L'arruolamento è un modo per continuare la tradizione di famiglia nella convinzione che a Kiev siano arrivati al potere i fascisti.

Nella caserma che apparteneva all'esercito ucraino non mancano i cosacchi con il loro tipico colbacco nero, che montano la guardia o addestrano le reclute. A Simferopoli hanno sostituito i soldati russi senza mostrine che presidiavano gli edifici governativi. Quando un corteo pro Ucraina è passato qualche giorno fa davanti al Parlamento un gigantesco cosacco, con il volto coperto da un mefisto, stile uomo nero, sfidava i manifestanti gonfiando i muscoli. Il cordone dei commilitoni alle sue spalle urlava «Russia, Russia».

Secondo alcune fonti duemila cosacchi sono arrivati dal Don e dal Kuban, le tradizionali regioni dei leggendari cavalieri degli Zar. La loro bandiera sventola davanti al palazzo del governo nella piazza centrale di Simferopoli. I capisquadra non abbandonano mai la tradizionale frusta e se ti avvicini quando marciano compatti, per scattare una foto, ti becchi un secco niet. Grandi bevitori di vodka, in molti non hanno più l'età e la prestanza per combattere una guerra. Non tutti sono anzianotti con la pancetta o allegorici. Altri, più giovani, sembrano militari ben addestrati.

Bebnev Vjacheslav, 45 anni, in divisa blu e berretto militare con la fascia rossa è l'atamano dei cosacchi di Sebastopoli, la roccaforte russa in Crimea. In città all'inizio della rivolta contro il governo di Kiev faceva quadrato con i suoi sotto la statua dell'ammiraglio Pavel Stepanovic, che sconfisse la flotta ottomana durante la guerra di Crimea.

Vjacheslav è al telefono con un ex ufficiale del Gru, il servizio segreto dell'esercito sovietico, che vive in Germania e passa informazioni sui pro Ucraina in Europa. Poi va a riferire ad un ufficiale di collegamento della flotta russa nel Mar Nero in una casermetta bianca di Sebastopoli. Nella base dei cosacchi spiccano i ricordi delle battaglie passate. «I nostri bisnonni hanno combattuto con l'armata Bianca del generale Wrangel nell'ultima ridotta di questa penisola contro i bolscevichi - ricorda Vjacheslav -. Pensavate che avremmo abbandonato la Crimea alla Nato?». L'atamano va orgoglioso della bandiera dello Zar con l'icona di Gesù Cristo e la scritta «Solo se hai fede la Russia si salverà». E aggiunge senza peli sulla lingua: «Il conflitto è già iniziato. L'hanno scatenato i servizi segreti occidentali (con la rivolta di piazza Maidan a Kiev, nda). Siamo in guerra».

Ieri un drone americano è

stato intercettato dai russi nei cieli della Crimea. Caduto «quasi integro nelle mani delle forze di autodifesa» porterebbe un numero di identificazione che lo collega alla 66ª brigata Usa di ricognizione con base in Baviera.

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