Armi chimiche, la Francia vuole una reazione forte contro la Siria

Il Consiglio di sicurezza dell'Onu decide di non decidere. Teheran smentisce le accuse nei confronti di Damasco, mentre Parigi chiede di dare un segnale ad Assad

Armi chimiche, la Francia vuole una reazione forte contro la Siria

Il giorno dopo la diffusione delle foto che mostrerebbero un eccidio compiuto in Siria dalle forze governative, a colpi di gas letali, per lo meno se si stanno a sentire le voci dell'opposizione, che Damasco nega con forza, la Francia torna a farsi sentire e a proporre all'Occidente una reazione forte.

"Non si deve permettere l'impunità totale di Bashar al-Assad", ha detto il ministro degli Esteri di Parigi, Laurent Fabius, secondo il quale un Paese che ha non ha "niente da rimproverarsi dovrebbe consentire agli ispettori Onu" di fare il proprio lavoro, pena il passare dalla parte del torto. Se la Francia non pensa alla possibilità di inviare truppe sul campo, è però evidente il richiamo a "una risposta di forza", che ricorda l'atteggiamento tenuto anche nei mesi scorsi, quando insieme alla Gran Bretagna ha a lungo spinto per un sostegno concreto all'insurrezione.

Un rappresentante dell'amministrazione Obama ha detto oggi al Wall Street Journal che ci sono "forti indicazioni" che sembrano parlare dell'uso di armi chimiche da parte del governo di Bashar al-Assad. Una possibilità smentita con forza dall'Iran di Rouhani, principale alleato di Damasco nell'area. L'Irna, agenzia ufficiale degli ayatollah, ha deviato le accuse sui "gruppi terroristi e takfir, che hanno dimostrato di non fermarsi di fronte ad alcun crimine". Non è la prima volta che gli insorti vengono accusati di utilizzare gas letali.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito ieri sera a New York. Nonostante il segretario generale Ban Ki Moon abbia assicurato una "pronta indagine imparziale", dall'incontro non è arrivata la richiesta di un'inchiesta targata Onu per compiere le opportune verifiche sui 1300 morti denunciati dagli attivisti.

Gli ispettori delle Nazioni Unite sono già in Siria da domenica, per verificare le notizie su altri tre casi di possibile utilizzo di armi chimiche.

Se il governo desse accesso all'area dove gli attivisti hanno denunciato ieri gli attacchi, potrebbero verificare anche le ultime accuse emerse.

twitter @ACortellari

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