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Bonino e il trattato con l'India «I marò torneranno a casa»

Il ministro sbandiera ottimismo: "Processo rapido ed eventuale condanna scontata in Italia". Sfogo di Latorre su Facebook

I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

Per i due marò trattenuti a Delhi il destino è segnato. Processo in India inevitabile, sentenza di condanna praticamente già scritta e pena da scontare in Italia. Altro che giudizio in patria, come sarebbe giusto. Ieri il neo viceministro degli Esteri, Lapo Pistelli del Pd, ci ha assicurato che «in questo momento la collaborazione con le autorità indiane è ottima». Magra consolazione tenendo conto che Delhi ha vinto su tutta la linea a causa del calabraghismo del governo Monti. Secondo Pistelli «sono già state concordate "le regole di ingaggio" per il giudizio che gli indiani si apprestano a dare sui due fucilieri, così come sono state concordate le condizioni successive a una sentenza». Per fortuna che secondo il viceministro il caso «è avviato correttamente e aspettiamo solo che finisca».
La linea del Piave della giurisdizione italiana, che sembrava invalicabile dal 15 febbraio dello scorso anno, quando due pescatori indiani sono morti in alto mare, è un vago ricordo. L'arbitrato internazionale non viene neppure preso in considerazione, con la scusa che si perderebbero altri due anni.
Mercoledì il ministro degli Esteri, Emma Bonino, davanti ai parlamentari aveva annunciato che l'accordo fra l'Italia e l'India per far scontare le sentenze ai rispettivi condannati nel proprio Paese d'origine «è in vigore dal primo aprile scorso». Se processati in India la sentenza di colpevolezza per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è già scritta.
Secondo il trattato, firmato la scorsa estate dopo dieci anni di attesa, la pena inflitta ai fucilieri può venir scontata in Italia. La sentenza deve essere definitiva e accettata dal nostro Paese mettendo una pietra tombale sul caso. L'articolo 11 del trattato, però, non esclude la grazia, l'amnistia o l'indulto che i «magnanimi» indiani potrebbero concedere.
Secondo il ministro Bonino la «strada da seguire è quella del processo rapido: non verremo meno dall'affermare le nostre convinzioni sul diritto internazionale, ma dobbiamo trovare ora il modo di riportarli a casa». Non si capisce come faremo valere il diritto internazionale se viene accettato il giudizio in India e non in Italia.
Per arrivare all'umiliante epilogo ci vorranno ancora due mesi di indagini. Per fortuna è stata esclusa la normativa che prevede la pena di morte, anche se continua ad indagare l'antiterrorismo. L'inviato speciale del governo per il caso marò, Staffan De Mistura, è appena rientrato dalla quarta missione a Delhi in due mesi. Oltre a Latorre e Girone verranno interrogati dagli indiani, ma in video conferenza dall'Italia, gli altri quattro marò del nucleo di protezione. Massimo Andronico, Renato Voglino, Antonio Fontana e Alessandro Conte erano rimasti bloccati per 77 giorni a bordo di nave Lexie nel porto di Kochi. «Non è stata ancora fissata la data, ma prevedo che vengano sentiti entro un mese - conferma De Mistura al Giornale -. Per noi sarà un elemento utile alla difesa e alla verità dei fatti».
Dopo 15 mesi in India, Latorre ha postato ieri sulla sua pagina Facebook un vecchio messaggio dei tre mesi di carcere nello stato del Kerala. «Domani sarà il nostro giorno!!» scrive il marò tarantino in maiuscolo, che in rete equivale ad urlare. Poi segue una specie di filastrocca: «Oggi è il domani di ieri. Ma domani sarà come oggi?». La conclusione riflette lo stato d'animo di Latorre: «Quanti domani dovranno ancora passare, che non siano come oggi, ma che sia veramente DOMANI !!»
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