Wael Faruq, ospite d'onore del Meeting di Rimini è un docente musulmano di lingua araba all'università americana del Cairo, in visita alla Cattolica di Milano. Intellettuale e rivoluzionario della prima ora ha le idee chiare sui cambiamenti in Egitto.
L'arresto di Mohammed Badie, leader dei Fratelli musulmani, fermerà le protesta?
«No. I Fratelli puntano sulla pressione internazionale sull'Egitto e non vogliono nuove elezioni per timore di ridare voce al popolo. Loro sanno che in un anno di governo di Mohammed Morsi si sono inimicati la stragrande maggioranza degli egiziani. Questa è la ragione che ci ha portati di nuovo in piazza contro il potere della Fratellanza».
Lei è musulmano. Come giudica la reazione di piazza alla destituzione di Morsi?
«I Fratelli musulmani hanno mostrato il loro fascismo religioso. Se il tuo presidente viene costretto ad andarsene da milioni di egiziani non ti scateni contro gli edifici governativi e nella caccia ai cristiani o bruciando le chiese. Oggi c'è violenza in Egitto sia per mano dell'esercito, che da parte della Fratellanza, ma l'odio che l'ha provocato deriva dalle scelte di Morsi dell'ultimo anno».
Ottanta fra chiese, scuole ed istituti cristiani sono stati attaccati. È una vendetta?
«È il frutto di una propaganda costante del partito Giustizia e libertà dei Fratelli musulmani. Posso elencare i nomi di chi in quest'ultimo anno ha accusato i cristiani di cospirazione contro lo stato islamico. Ringrazio Dio che adesso sono fuori gioco».
Non pensa che la repressione, con circa 1000 morti, sia stata terribilmente sanguinosa?
«Sono d'accordo, ma i soldati sono mal addestrati e si tratta in gran parte di ragazzi senza alcuna istruzione. L'alto numero di vittime è stato provocato da queste carenze strutturali. Non sostengo l'esercito, ma sono fermamente contrario al terrorismo e auspico nuove e libere elezioni che mostrino il vero volto dell'Egitto».
Cosa pensa della possibile liberazione dell'ex presidente Mubarak?
«È da due anni in prigione senza essere stato ancora condannato. Non può rimanere dietro le sbarre per sempre. Senza una pena il tribunale è obbligato a rilasciarlo».
Dopo la morte in custodia della polizia di 36 attivisti dei Fratelli musulmani, 24 agenti sono stati «giustiziati» nel Sinai. È lo spettro siriano che avanza?
«Morsi ha fatto rilasciare centinaia di terroristi. Il Sinai è fuori controllo, rifugio di Al Qaida. I Fratelli musulmani propagandano il rischio della guerra civile, ma non penso sia realistico».
Come giudica la reazione dell'Occidente e dell'Italia davanti agli ultimi avvenimenti?
«Quando i Fratelli musulmani hanno preso il potere, molti in Europa pensavano che lo avrebbero tenuto per decenni e si sono dimenticati di noi. Ho conosciuto Emma Bonino, prima che diventasse ministro degli Esteri, quando era venuta al Cairo per difendere i diritti delle donne egiziane. Le stesse donne hanno perso i loro diritti in un solo anno sotto Morsi. La signora Bonino, però, è rimasta in silenzio. Perché? Non solo io, ma la maggioranza degli egiziani è profondamente sorpresa dal doppio standard dell'Unione Europea e degli Stati Uniti. Di fronte alle violazioni dei nostri diritti da parte di Morsi, la comunità internazionale ci ha abbandonato. E adesso protesta per la rivolta contro i Fratelli musulmani».
Il generale Abdel Fattah Al Sisi, che ha destituito Morsi, sarà il prossimo Rais?
«Non sono un fan dei militari o di Al Sisi, ma chi l'ha trasformato in eroe? Le pressioni degli Usa e della Ue.
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