Debito Usa, l'accordo forse non basta

Uno studio rivela: un'intesa di breve respiro potrebbe non evitare ripercussioni disastrose sull'economia

Debito Usa, l'accordo forse non basta

A poco più di 48 ore dal materializzarsi del temutissimo spettro del default, la battaglia politica tra repubblicani e democratici continua fra trattative febbrili e incertezze, almeno dichiarate, sulle decisioni da prendere prima che sia troppo tardi. Anche se alcuni analisti cominciano a lasciar intendere che potrebbe essere troppo tardi lo stesso, e che una soluzione parziale e temporanea del nodo dell'innalzamento del tetto del debito Usa avrebbe comunque effetti pesanti sull'economia americana e non solo.
Il presidente Barack Obama e il suo vice Joe Biden hanno convocato ieri sera, intorno alle 21 ora italiana, i leader del Congresso: quello della maggioranza democratica al Senato Harry Reid, il leader repubblicano al Senato Mitch McConnell, lo speaker repubblicano della Camera, John Boehner e la leader della minoranza democratica alla Camera, Nancy Pelosi. Il semplice annuncio di questo incontro, preceduto dagli ormai consueti avvertimenti di Obama («la destra deve abbandonare i suoi timori o faremo default; non pagherò alcun riscatto in cambio di ciò che il Congresso deve fare»), ha ridato un po' di fiato alla Borsa, ma resta da vedere se dai colloqui sortiranno risultati o almeno indicazioni utili a uscire da una pericolosa impasse.

Alla vigilia si è fatto strada un certo ottimismo: i democratici al Senato si sarebbero ormai convinti a concedere ai repubblicani un rinvio della tassazione legata alla riforma sanitaria «Obamacare» e la possibilità di verificare le entrate di chi ne godrà in cambio di una riapertura dello Stato federale fino al 31 dicembre e di un rialzo del debito fino a tutto il 2014. E lo stesso Obama riconosceva «progressi nelle trattative in Senato, la cui realtà sarà verificata». Sulle spalle di John Boehner andava intanto crescendo il peso di una decisione difficile, perché alla Camera sono ancora in molti i deputati conservatori che premono per un'azione di forza basata sull'approvazione di una legge che prevede le sei settimane di rinvio del default, già bocciata dalla Casa Bianca.

Ma mentre si attende con ansia che la politica americana produca una soluzione della penultima ora, il Washington Post pubblica un rapporto di esperti di finanze federali che non induce alla tranquillità. deve averlo letto anche Obama, che ieri ha detto che un default avrebbe un effetto «potenzialmente devastante per la nostra economia». In effetti lo scenario peggiore ipotizzato da CitiResearch (mancato innalzamento del tetto del debito per un tempo indefinito) indica il ritorno della disoccupazione al 10 per cento e il riaffondare nella recessione. Ma potrebbe andare molto peggio, perché in caso di recessione la spesa governativa per sussidi cresce molto. Senza dimenticare l'inevitabile sospensione dei pagamenti di pensioni e rimborsi fiscali.

E con il flusso quotidiano delle entrate fiscali pari al 70% circa del necessario per le spese i soldi per pagarle mancherebbero, innescando un disastroso circolo vizioso. E questo anche in caso di un accordo temporaneo e parziale sul tetto del debito.

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